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Un altro nuovo e triste caso di violenza familiare. Questa è la storia di Anastasia Alashri, 23 anni, arrivata da Kiev lo scorso marzo per sfuggire alla guerra nel suo Paese e provare a costruire un futuro diverso in Italia, precisamente a Fano. Un futuro drammaticamente stroncato da tre coltellate che sembrerebbero state inferte proprio da suo marito. L’uomo, un quarantaduenne di origini egiziane e ucraine, era arrivato con lei e il loro figlio in Italia subito dopo lo scoppio della guerra.
Le persone vicine alla coppia parlano di un rapporto tumultuoso, arrivato alla rottura dopo continui litigi e violenze sia fisiche che psicologiche da parte del marito.
Lo scorso 11 novembre Anastasia decide di lasciare l’appartamento condiviso con il marito. La ragazza si trasferisce con suo figlio a casa di un collega. È stato proprio quest’ultimo a rivolgersi alle forze dell’ordine, preoccupato per la sparizione della donna; il collega, inoltre, sapeva che Anastasia era diretta a casa dell’ex per prendere le sue cose.
Dopo una giornata di indagini, viene individuato il marito alla stazione di Bologna. Alla vista dei militari, l’uomo non ha opposto resistenza ed è stato portato in caserma a Fano per essere interrogato. L'accusa di maltrattamenti è ben presto mutata in omicidio quando ha confessato di aver ucciso la moglie e di averne abbandonato il cadavere nelle campagne di Villa Giulia, nel territorio di Fano (Pesaro Urbino).
E così, lungo il torrente Arzilla, i carabinieri hanno rinvenuto il corpo ormai senza vita di Anastasia, uccisa secondo una prima ispezione cadaverica, con almeno tre coltellate.
Oggi i colleghi della ragazza, che aveva trovato impego in un ristorante del luogo, cercano i parenti per il piccolo figlio rimasto orfano a soli due anni. Al Messaggero dichiarano: “È in sicurezza, dove non è possibile dirlo”. Durante le ricerche della donna, che inizialmente sembrava scomparsa, sono stati i suoi colleghi di lavoro del ristorante "Osteria dalla Peppa" a tranquillizzare il piccolo e a coccolarlo.
Anastasia Alashri, al contrario di altre sue connazionali, - come riferisce Il Messaggero - non era inserita nel giro della comunità ucraina, che a Fano e a Pesaro è molto radicata e nei mesi dell'accoglienza dei profughi ha dato un grosso contributo. Rintracciare i suoi parenti nell'Ucraina in guerra sarà molto arduo.