"I genitori di Paolo Piseddu sono molto provati, attendono notizie. Noi li stiamo accompagnando con la nostra solidarietà, vicinanza e preghiera. Da sempre vivevano con apprensione il lavoro del figlio, impegnato spesso in missioni rischiose".

E' don Sergio Pisano, parroco di Orroli, piccolo paese nell'entroterra della Sardegna, a raccontare le ore di angoscia dei familiari di uno degli incursori rimasti feriti nell'attentato in Iraq rivendicato dall'Isis. La stessa angoscia è comune alle famiglie di tutti e cinque i militari della Task Force 44 saltati sull'ordigno improvvisato a cento chilometri a sud da Kirkuk, nel Kurdistan iracheno: due parà del nono reggimento d'assalto Col Moschin dell'Esercito e tre del Comsubin, il gruppo di incursori della Marina.

Uomini dei reparti speciali, militari super addestrati, senza volto, la cui identità di regola viene tenuta segreta.

Nei ranghi militari c'è massimo riserbo. Bocche cucite al quartier generale del Comsubin, a Le Grazie, frazione di Porte Venere (La Spezia).

La giornata è trascorsa come tutte le altre all'interno della storica base del Varignano, dove il raggruppamento subacquei e incursori 'Teseo Tesei' è guidato dal contrammiraglio Massimiliano Rossi. Ma è facile pensare che tra i commilitoni ci sia apprensione e sgomento, per quanto accaduto.

A loro porta la "vicinanza della comunità" il sindaco di Porto Venere, Matteo Cozzani: "Ci stringiamo in un abbraccio alle famiglie di questi ragazzi, molto giovani. Li aspettiamo presto a casa", ha detto.

Rappresentanti delle istituzioni, e gente comune si uniscono alle famiglie dei feriti. L'attacco - a poche ore da un anniversario triste, quello della strage di Nassiriya, nella quale nel 2003 morirono 19 italiani - ha riaperto una brutta ferita.

"E' motivo di orgoglio per l'intera Isola - ha scritto il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Michele Pais in un messaggio indirizzato ai familiari del sottufficiale sardo - l'alto valore della missione che Paolo Piseddu con coraggio, onore e sacrificio svolge al servizio della pace".

Il parroco di Orroli parla di quell'uomo coraggioso che, che da anni vive a Siena, con la moglie e due figli.

"Ha sempre voluto arruolarsi - dice don Sergio Pisano -. Dopo essere entrato nell'Esercito non è più tornato a vivere ad Orroli. Viene qui in vacanza per qualche giorno e per vedere i familiari. Ha studiato fuori e ha seguito con passione il suo lavoro, scegliendo una vita di grande sacrificio e rinuncia anche degli affetti familiari".

Stesso clima mesto a Livorno, dove ha sede il 'mitico' 9/o Reggimento Col Moschin. Messaggi di vicinanza sono arrivati dal sindaco Luca Salvetti e dal governatore della Toscana: "Dobbiamo ringraziare il sacrificio dei nostri militari che supportando le forze che combattono l'Isis in Iraq contribuiscono a proteggerci dal terrorismo", ha detto Enrico Rossi.