La bambina ricoverata all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino per una infezione da tetano è fuori pericolo. A un mese dal ricovero, la paziente di 7 anni sta meglio: dimessa dalla Rianimazione, è stata trasferita in un reparto di degenza. La piccola, come il fratellino, non erano mai stati sottoposti ad alcun vaccino e la Procura ha aperto un fascicolo, al momento senza ipotesi di reato né indagati.

Un caso tanto raro quanto potenzialmente letale che si sta concludendo nel migliore dei modi. E che ripropone il tema della scelta dei vaccini. Era il 7 ottobre quando la bambina, in preda a forti spasmi e alle convulsioni, venne portata dai genitori al pronto soccorso. Tetano il sospetto dei sanitari, poi confermato dalla diagnosi clinica che dopo alcuni giorni ha sgomberato il campo dai dubbi sulla malattia contratta dalla piccola paziente.

Sottoposta alla terapia con le immunoglobine e poi vaccinata, come previsto dalla prassi, ha subito risposto bene alle terapie. Inevitabile, però, il ricovero in Rianimazione, dove per trenta giorni è rimasta sotto stretto controllo sia per la giovane età che per i sintomi, definiti "importanti" dai sanitari.

La malattia è infatti molto rara - appena due i casi di infezione da Clostridium tetani registrati su bambini negli ultimi trent'anni - ma arriva ad avere una letalità superiore al 50%. Basta una ferita, in condizioni opportune, per essere infettati, come per il bambino di dieci anni ricoverato la scorsa estate al San Martino di Oristano per una ferita da taglio sulla fronte dopo una caduta dalla bicicletta. Anche lui non era vaccinato, come la bimba di Torino, per la quale non è stato però stabilito il modo in cui ha contratto la malattia.

"La bambina sarà dimessa una volta sana", aveva detto il dottor Giorgio Ivani, primario della Rianimazione, che ha ora 'passato le consegne' al dottor Antonio Urbino, primario della Pediatria d'urgenza. La vicenda aveva provocato la dura reazione dell'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta, che è anche coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni.

"Le vaccinazioni sono un atto di responsabilità verso figli e comunità - aveva detto -. L'obbligo deriva dalla necessità di difesa della salute, a partire da quella dei più deboli. Si possono avere opinioni contrastanti su tanti temi, su questo no". Dal canto loro i genitori, assistiti dallo studio legale Ambrosio & Commodo, avevano spiegato di "essersi informati" prima di decidere di non vaccinare i figli e di temere di "essere strumentalizzati". "Siamo stati criminalizzati dall'opinione pubblica - avevano detto - ma non siamo genitori degeneri".