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Si è tolta la vita lo scorso 22 marzo ad appena 25 anni, nel bagno della Scuola maresciallo di Firenze, dove frequentava il secondo anno di corso, sparandosi con la pistola d’ordinanza.
Sulla morte dell’allieva carabiniera Beatrice Belcuore la Procura di Firenze aveva già aperto un fascicolo, che è attualmente senza indagati e senza ipotesi di reato. Ma i genitori della ragazza, come informa Ansa, hanno denunciato un clima di vessazioni tale da causare alla figlia uno stato di costante stress e disagio che potrebbe averla indotta al suicidio.
La famiglia ha dichiarato che Beatrice “non ne poteva più di sottostare a 'regole' poco funzionali che si insinuavano in ogni ambito della propria vita", "dalla porta delle camere che doveva stare sempre aperta, al controllo del modo di vestire in libera uscita, a ordini assurdi", "un ambiente estremamente rigido e totalitario", "stava perdendo i capelli", “di esser stata obbligata a presentarsi all'adunata alle 6:15 del mattino "nonostante avesse il Covid e sintomi influenzali", "dietro la porta della camera ci deve essere solo l'acqua, niente sotto la scrivania, niente beauty case nel bagno", "le ragazze non possono indossare stivaletti durante le libere uscite". "Così mi tolgono la vita", diceva ai genitori.
"Nessuno di noi familiari si spiega ancora perché mia figlia si è uccisa", "la domenica era stata a casa ed era tranquilla, il giorno dopo l'abbiamo contattata, mia moglie ci ha parlato, con me ha scambiato dei messaggi poi dopo le 11 circa non ha risposto più ai messaggi di nessuno. Una collega di corso che non riusciva a contattarla è andata a cercarla trovandola morta. Le è successo qualcosa che l'ha turbata, non capiamo cosa. Speriamo che le indagini aiutino a chiarire", ha dichiarato, come riporta Ansa, il padre della 25enne.
"Non accusiamo nessuno, l'Arma ci è stata vicina - ha detto ancora il genitore - ma vogliamo sapere perché Beatrice si è uccisa e vogliamo che si parli di questi suicidi che avvengono nelle caserme, ne vanno capite le cause, che problemi ci sono, perché non si ripeta per altri la stessa cosa successa a lei".