"Signor presidente, sento davanti alla Chiesa intera la responsabilità di quanto sta avvenendo in questa Aula e Le confesso che ieri non sono mancati i momenti di sofferenza per l'umiliazione patita in certi tratti dell'interrogatorio". Lo ha affermato oggi il cardinale Angelo Becciu in dichiarazioni spontanee rese all'inizio della 16/a udienza del processo in Vaticano sugli investimenti della Segreteria di Stato, nella quale si è concluso l'interrogatorio dell'ex sostituto per gli Affari generali ed ex prefetto per le Cause dei Santi.

"Mi duole dirlo - ha proseguito Becciu -, ma sono state avanzate domande, da parte dell'Ufficio del Promotore, che hanno leso la mia dignità sacerdotale e la mia onestà personale".

"Sono stato platealmente apostrofato di far finta di non intendere o non ricordare - ha lamentato -, si è addirittura dubitato sulla mia rettitudine nel gestore offerte ricevute dai fedeli, si è cercato di carpire la mia buona fede presentandomi documenti non firmati o di dubbia attribuibilità con premesse nocive per il mio sforzo mnemonico, esulando così dai fatti su cui sono chiamato a difendermi".

"Io non sono certamente un esperto di diritto - ha detto ancora il porporato sardo -, ma non posso consentire che si espongano, strumentalizzandoli, fatti ed argomenti, che ritengo assolutamente estranei alle accuse e che offendono la mia dignità cardinalizia e, tramite essa, la Chiesa tutta".

Pertanto, ha concluso, "mi limiterò a rispondere esclusivamente - per quanto riguarda l'accusa relativa alla Spes - alle domande afferenti i due pagamenti effettuati nel 2015 e nel 2018 (rispettivamente 25 mila e 100 mila euro, ndr). Rimango ovviamente a disposizione del Tribunale e delle parti esclusivamente per le accuse sulle quali sono stato chiamato chiamato a rispondere nel processo".