E' un vero e proprio grido di allarme quello che arriva da Pinello Balia, presidente nazionale di Angac (Associazione Nazionale Gestori Autonomi Carburanti). Il caro carburante sta causando scene surreali, con code interminabili di automobilisti per rifornimenti d'emergenza nella paura che il costo di benzina e diesel, che ha già ampiamente superato i 2 euro al litro, aumenti ulteriormente.

CORSA AL RIFORNIMENTO. "La corsa al rifornimento è inutile - osserva Balia intervistato da Sardegna Live -. Il prezzo salirà, il carburante arriverà sopra i 3 euro e il diesel supererà la benzina a meno che il Governo non intervenga per sterilizzare l'Iva e bloccare i prezzi in tutta Italia. Ma fare il pieno in massa, ora, non cambierà un granché. A che serve? Il serbatoio della auto contiene una piccola quantità di diesel o benzina. Si risparmiano 5 euro creando però enormi disguidi".

COLPA DELLA GUERRA? Quanto conta lo scoppio del conflitto in Ucraina sul prezzo del carburante? E quali sono gli indicatori che incidono sui costi? "Quella della guerra è una psicosi immotivata - spiega Balia a Sardegna Live -. Le compagnie petrolifere hanno il carburante a disposizione, lo hanno acquistato a prezzi bloccati e ne hanno fatto regolarmente scorta. Stanno speculando sul prezzo, un simile aumento non è assolutamente giustificato. Una situazione che può verificarsi solo in Italia, nel resto d'Europa non è così".

BENZINAI ALLO STREMO. Che autonomia ha il singolo benzinaio nel determinare il prezzo nella propria attività? "Assolutamente nessuna. Anzi, a scanso di equivoci, per noi più è basso il prezzo e meglio è perché il consumatore acquista più litri. Da marzo 2021 a marzo 2022 il gasolio è aumentato di 97 centesimi e la benzina di 87 centesimi. Nel giro di dieci giorni, da lunedì scorso a oggi, siamo saliti di 35 centesimi. Stamattina, di botto, 20 centesimi in più. Sono nel settore da 45 anni, mai vista una cosa così".

"Più costa il prodotto è peggio è, guadagniamo di meno. Abbiamo un introito fisso che va dai 3 ai 4 centesimi al litro qualsiasi prezzo imponga il mercato. Faccio un esempio: io oggi ho venduto 5mila litri di carburante incassando 10mila euro, se domani mi servono altri 5mila litri di carburante li pagherò 11mila euro. Significa che con quanto guadagnato oggi, domani non riuscirò a ricomprare la stessa quantità di prodotto. Il nostro margine è talmente basso che non copre l'aumento".

Quella dei benzinai è una categoria che ha sofferto profondamente durante il lockdown, quando le pompe di rifornimento erano aperte e il traffico era pressoché nullo. "La nostra è una categoria anomala - osserva ancora Balia -. Non siamo né dipendenti né imprenditori. La ditta è nostra ma non abbiamo potere gestionale. Danni e responsabilità sono a carico nostro ma la gran parte dei guadagni va alla compagnia. Siamo controllati anche sugli orari, sanno esattamente quando apriamo e quando chiudiamo, e quando non facciamo le ore previsto ci viene contestato. Noi del settore ci riteniamo schiavi del caporalato petrolifero. Ci sono colleghi che non riescono ad avere uno stipendio. Con l'aumento dei costi di corrente la situazione è ancor più drammatica".

PROSPETTIVE. "Abbiamo chiesto un incontro urgente al Governo - afferma il presidente di Angac intervistato da Sardegna Live -. E' necessario calmierare i prezzi. Lo chiediamo da un mese, abbiamo inviato un sollecito ma non abbiamo avuto ancora riscontri. Oggi ne hanno discusso Camera e Senato ma aspettiamo risposte concrete. L'emergenza non riguarda solo i consumatori. Molti impianti non ce la fanno più. Noi viviamo da questo lavoro e non ci si può improvvisare un nuovo lavoro a 50 o 60 anni".