Non faccio altro che cercare pezzi sulle varie testate che salutino e celebrino Battiato in modo che trovi un po’ di soddisfazione. Niente, non sono mai appagato da ciò che leggo. Forse non è colpa di chi scrive, ma di chi legge, cioè io.

Non sto accettando l’idea che non ci sarà più un suo cd nuovo da scartare immaginando brani con titoli di profonda suggestione. Io avrei voluto canzoni che si chiamano “ La fonte delle verità celate” o “L’assoluto che mi addolcisce l’anima” o ancora “Mille respiri dello Spirito”. Ecco, sto solo inventando ciò che avrei ancora voluto sentire da lui, dal mio maestro di canzoni spirituali.

Un giorno stavo talmente desiderando di scrivere un pezzo insieme che mi son detto: Franco, vieni qui accanto a me e aiutami a scrivere una canzone come le tue, Facciamola insieme. Forse era soltanto una delle mie tecniche per comporre, ma alla fine è venuta fuori una cosa più sua che mia che si chiama “La ricerca di te”.

Dovrò fare ancora così se vorrò sentire qualcosa di nuovo da lui. E’ chiaramente, dal punto di vista razionale, un modo abbastanza da pazzi, ma se mi allevia l’assenza non esiterò ad applicarmi in tal senso.

Confesso che capisco tutti i testi di Battiato, o quasi, perché ho letto tanta della letteratura che lo ha influenzato umanamente e musicalmente. Da Guedjieff ai Sufi, dallo Zen all’Induismo.

Certo, le chiavi di lettura sono multistrato e a volte le vette sono talmente alte che le vertigini del pensiero ci impediscono di comprendere certi enigmi su cui il maestro veleggia padrone. Come un capitano coraggioso, appunto, non s’infrange mai nella banalità e nella mancanza di senso filosofico. Anche nelle canzoni apparentemente futili c’è sempre una piccola perla da ammirare o un’attrito da osservare per crescere o almeno pensare.

Da adesso parlo in prima persona direttamente con te. Mi arrendo e capisco che non c’è un modo per salutarti perché il commiato prevede un addio e un addio prevede l’esistenza del tempo, ma tu ci ha indicato che il tempo non c’è o non è esattamente come lo intendiamo qui nel nostro pianeta.

Nel tuo mondo, forse astrale, il tempo è un fruscio più simile ad un verso di una poesia che ad un tic tic di un orologio. I saluti nel tuo linguaggio spirituale non sono previsti con il significato di non vederci mai più, ma solo come un celebrare un momento che si lega ad un altro momento nella infinita musica dell’eternità. Passi di danza, gocce di cielo, baci di angeli... questo sarebbe il linguaggio che useresti per salutarti o per insegnarci a salutarti?

Ciao Franco Tuo fratello Gino.