Saranno tempi lunghi, come da procedura, quelli necessari per l'eventuale estradizione di Cecilia Marogna, la manager cagliaritana coinvolta nell'indagine vaticana che ha travolto il cardinale Angelo Becciu, ex numero due della Segreteria di Stato vaticana. La donna è stata arrestata ieri a Milano.

Come riportato da rainews.it, entro 48 ore dall'arrivo degli atti sull'arresto  la quinta sezione penale della Corte d'Appello milanese dovrà decidere per prima cosa su convalida dell'arresto e eventuale misura cautelare. Poi scatterà il procedimento sull'estradizione, che richiederà settimane, dato che la difesa potrà semmai ricorrere in Cassazione. E' la prima volta che i giudici milanesi devono decidere su un'estradizione verso il Vaticano. 

Entro due giorni dall'arrivo in Corte d'Appello degli atti sull'arresto, i giudici devono valutare la convalida dell'arresto e la misura cautelare senza udienza. Poi, entro cinque giorni, la Marogna sarà interrogata dai magistrati della quinta sezione penale d'appello. Un termine che potrebbe allungarsi per la necessità di eseguire il tampone Covid e attendere gli esiti. Attraverso il ministero della Giustizia, poi, dovranno arrivare dal Vaticano gli atti dell'indagine anche a carico della manager. I giudici dovranno decidere se accogliere o meno la richiesta di estradizione e sul provvedimento la difesa dell'indagata potrà ricorrere in Cassazione. L'eventuale estradizione arriverà soltanto con una sentenza definitiva. 

L'accusa nei confronti della manager è peculato per distrazione di beni. Nel mirino degli inquirenti vaticani, bonifici per un totale di mezzo milione di euro che la donna avrebbe ricevuto dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e che, per circa la metà, sarebbero stati utilizzati per l'acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso.     

La donna avrebbe avuto un rapporto fiduciario con il cardinale sardo, vicinissimo al Papa fino a poche settimane fa, quando lo stesso Francesco ne ha determinato le dimissioni. Cecilia Marogna ha sempre smentito di essere vicina a Becciu. Lo stanziamento a suo favore, ha dichiarato, era di "500 mila su 4 anni e incluso il mio compenso, i viaggi, le consulenze uscite da quel conto, situazioni da gestire in varie aree". Quel denaro è giunto "a tranche sulla mia società in Slovenia". In un'intervista al Corriere della Sera, ha raccontato di avere conosciuto Becciu nel 2015 dopo avergli scritto una mail "per capire se le mie analisi fossero corrette, e quali fossero problemi di sicurezza delle Nunziature e delle Missioni". Secondo la sua versione dei fatti, in Vaticano "mancava una diplomazia parallela" nei Paesi nordafricani e mediorientali. "Io sapevo cosa fare e come muovermi  anche per ridurre i pericoli derivanti alle Nunziature dalle cellule terroristiche presenti in quei Paesi".