PHOTO
"Ero convalescente a casa dopo essere stato dimesso dall'ospedale e venne l'ispettor Uda, mi mostrò la foto e mi disse che Zuncheddu aveva minacciato mio cognato e non aveva un alibi. Per tutto il processo ero convinto che a sparare fosse stato Zuncheddu, ricordo che ad aprire il fuoco era stato un uomo più robusto e più alto di me. Io mi convinsi, se dovessi tornare indietro probabilmente farei lo stesso errore. Poi ho cambiato idea quando sono uscite le intercettazioni". Lo ha affermato in aula Luigi Pinna, 62 anni, unico superstite della strage di Sinnai del 1991 in cui furono uccisi tre pastori.
Per il fatto di sangue sta scontando la pena dell'ergastolo Beniamino Zuncheddu, che da alcune settimane è tornato in libertà vigilata. Le dichiarazioni sono state fatte in aula nel corso di un confronto con Mario Uda, l'ispettore che seguì le indagini, nell'ambito del processo di revisione in corso davanti ai giudici della Corte d'Appello di Roma.
Pinna, il 14 novembre scorso aveva affermato che fu il poliziotto a mostrargli la foto di Zuncheddu. Una ricostruzione confutata oggi in aula da Uda. "Non ti ho mai fatto vedere la foto - ha detto l'ispettore in aula - . Stiamo parlando di 33 anni fa, le modalità di indagini di allora non sono paragonabili a oggi. Si facevano sul territorio avvicinando le persone, c'erano sequestri di persone. Ma io non ti ho mai fatto vedere la foto: sono arrabbiato per tutto quello che mi sta piovendo addosso".
Il procedimento è stato aggiornato al prossimo 19 dicembre quando verranno ascoltati altri testimoni.