L'evasione fiscale è uno dei problemi atavici per quanto riguarda le finanze del nostro Paese. Il quadro è delineato nell'ultima analisi effettuata dalla Cgia di Mestre (Venezia), che ha preso in esame 50 anni di condoni fiscali ed edilizi, in base ai dati dell'Istat.

Emerge così che negli ultimi 50 anni l'erario ha incassato complessivamente 148,1 miliardi di euro, ma l'evasione fiscale rimane ancora molto elevata, e pari a quasi 90 miliardi all'anno. La sanatoria fiscale del 2003 è stata quella più "redditizia" per le casse dello Stato, facendo incassare, tra concordato, chiusura liti pendenti, definizione ritardi od omessi versamenti, regolarizzazione delle scritture contabili, circa 28 miliardi. Seguono il condono tombale del 1991, che fino al 1994 ha garantito 10,4 miliardi, e il concordato/sanatoria delle scritture contabili del 1995, che fino al 2000 ha assicurato 8,4 miliardi di gettito.

L'economia "non osservata", che sfugge all'osservazione statistica diretta, nel 2020 ha un peso sul valore aggiunto nazionale all'11,6%, pari a 174,6 miliardi, di cui 157,4 sommersa, e 17,3 illegale. I 90 miliardi di evasione fiscale e contributiva sono stimati in 78,9 tributari e 10,8 contributivi. In sostanza è come se a ogni 100 euro di gettito incassato gli italiani ne evadessero 13,2.

La situazione più critica è nel Mezzogiorno, dove ogni 100 euro incassati in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2, in Campania 20 e in Calabria 21,3. All'opposto, i più onesti sono gli italiani del settentrione: 10,6 euro vengono evasi in Friuli Venezia Giulia, 10,2 in Provincia di Trento e 9,5 in Lombardia. Il territorio più "fedele" al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un'evasione di 9,3 euro ogni 100 incassati.