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Un eccezionale lavoro di squadra tra l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e il Policlinico Gemelli è stato messo in atto per salvare la vita di Marco, un bambino di 7 anni. Dopo aver subito un trapianto cardiaco da parte dei cardiochirurghi del Bambino Gesù, il piccolo ha sviluppato una rara complicanza chiamata vasculopatia da rigetto, con occlusione dell'arteria coronaria discendente anteriore, di solito riscontrata negli adulti. Grazie all'intervento tempestivo dei cardiologi interventisti del Gemelli, che hanno posizionato uno stent, i rischi di complicazioni fatali sono stati evitati.
La complessità della situazione ha richiesto un'approfondita collaborazione tra i team medici dei due ospedali. Dopo un'attenta valutazione da parte dei cardiochirurghi guidati da Antonio Amodeo presso il Bambino Gesù e del Centro Cuore del Gemelli sotto la direzione di Massimo Massetti, è stato deciso di procedere con un'angioplastica per disostruire l'arteria coronaria occlusa, un intervento normalmente eseguito su pazienti adulti. Il trasferimento di Marco dalla Terapia Intensiva Pediatrica del Bambino Gesù alla Sala di Emodinamica della Cardiologia del Gemelli è avvenuto senza intoppi. Qui, un team multidisciplinare guidato da Carlo Trani e Francesco Burzotta del Gemelli, insieme a Matteo Di Nardo e Andrea Scapigliati del Bambino Gesù, ha eseguito con successo una complessa procedura di rivascolarizzazione. Dopo l'intervento, il bambino è stato riportato al Bambino Gesù per continuare le cure necessarie.
"Il bambino - racconta Amodeo, direttore della Uoc Scompenso, Trapianto e Assistenza meccanica cardio-respiratoria del Bambino Gesù, - era affetto da una miocardiopatia dilatativa per la quale è stato necessario impiantare un cuore artificiale che il piccolo ha tenuto per oltre un anno come ponte al trapianto, che siamo riusciti a effettuare con successo. Purtroppo tra le complicanze del trapianto c'è la vasculopatia da rigetto cronico che, in questo caso, ha determinato l'ostruzione di un vaso del cuore, una patologia tipica dell'età adulta. Per questo abbiamo ritenuto necessario intervenire in collaborazione con i colleghi dell'Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli per affrontare il problema coronarico, che è stato risolto in maniera eccellente".
"Questo caso dimostra l'importanza della collaborazione multidisciplinare in situazioni anomale e di questa complessità, per risolvere le quali è fondamentale mettere insieme tante expertise di più centri", sottolinea Trani. "Aver affinato la nostra tecnica di disostruzione coronarica in questi anni negli adulti - osserva Burzotta - si è rivelato utile per un bambino con una storia così travagliata. Interventi di angioplastica di questo genere, infatti, di solito vengono effettuati in centri che hanno un'esperienza specifica, al fine di limitare le complicanze e aumentare il tasso di successo. Siamo impegnati da anni in questo campo, ma è la prima volta che abbiamo offerto questa terapia ad un paziente così giovane".
"Questo caso - commenta infine Massetti, direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico universitario A. Gemelli Irccs - è paradigmatico della nostra filosofia del prendersi cura del paziente, più che di limitarsi a curarlo. Un approccio che pervaderà tutte le attività del Centro Cuore (acronimo di Cardiovascular Unique Offer ReEngineered), il polo dedicato alle patologie cardiovascolari che sta sorgendo all'interno del campus del Gemelli, ma che è già agita ogni giorno all'interno del nostro dipartimento. Quello del Centro Cuore sarà un modello 'centripeto', in opposizione alla frammentazione delle cure tipica delle iperspecializzazioni, che rischia di perdere di vista la centralità del paziente per concentrarsi sulla singola patologia. Un modello sanitario innovativo, value-based, che mette al centro la persona in tutte le fasi del ricovero ospedaliero, avvalendosi di cure, tecnologie di ultima generazione e di expertise multi-disciplinari, anche in collaborazione con altre strutture d’eccellenza, come in questo caso".