Due giorni di congedo mestruale per studentesse e lavoratrici che soffrono di dismenorrea, ossia con un ciclo particolarmente doloroso. Il disegno di legge, come riporta Fanpage, è stato presentato oggi dall'Alleanza Verdi-Sinistra ed è a prima firma di Elisabetta Piccolotti, di Sinistra italiana. Una normativa sullo stesso tema è stata approvata definitivamente in Spagna pochi giorni fa.

Non è la prima volta che in Italia si parla di una simile misura, anche se il dibattito “si è riacceso dopo che il Liceo artistico Nervi Severini di Ravenna ha modificato il regolamento d’istituto prevedendo la possibilità di assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese, in caso di dismenorrea”, a fine 2022. Da allora altre scuole hanno seguito l'esempio.

Il primo articolo della proposta di legge di Avs, sempre secondo quanto informa Fanpage, prevede che per le studentesse che hanno un ciclo mestruale così dolorose "da non consentire di frequentare le lezioni in presenza", ci sia la possibilità di "assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese". Le assenze non verranno conteggiate "ai fini del calcolo dell'obbligo di frequenza", ossia "non incideranno sulla validità dell'anno scolastico e sull'ammissione agli scrutini".

Per usufruire del congedo mestruale scolastico, secondo quanto riporta Fanpage, si dovrebbe "presentare un certificato medico all’inizio dell’anno scolastico", e per ogni assenza servirebbe comunque la giustificazione dei genitori, nel caso di minorenni, o della studentessa se maggiorenne.

La seconda proposta riguarda le lavoratrici dipendenti, “con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato o determinato" o anche "a progetto".

Anche in questo caso, le interessate dovrebbero presentare all'inizio di ogni anno un certificato medico che attesti la dismenorrea, per avere diritto a un congedo di fino a due giorni al mese. I giorni di riposo sarebbero pagati al 100%, e non si potrebbero equiparare ad altre cause di assenza dal lavoro, neanche ai giorni di malattia.

La terza proposta propone di distribuire gratuitamente le pillole anticoncezionali nelle farmacie, ovviamente solo con ricetta medica. 

Si punta in questo modo a utilizzare i contraccettivi "come fattore per regolarizzare il ciclo mestruale, lenire i disturbi dei cicli dolorosi ed irregolari e agire positivamente sulla sindrome premestruale", oltre che "tutelare la salute della donna nelle diverse fasi della vita, in particolare in relazione alle possibili espressioni della sessualità, alle scelte attinenti a una procreazione cosciente e responsabile e alla prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza quale componente essenziale del diritto alla salute".