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Coprifuoco in Italia, riaperture, indice Rt, zona rossa, arancione e gialla. Questi e altri i temi legati alla pandemia di coronavirus che saranno sul tavolo della cabina di regia in programma lunedì. Intanto, sono attesi per domani i nuovi dati epidemiologici dai quali dipenderanno le decisioni di Palazzo Chigi, a partire da quelle sugli eventuali cambi di colore e sul coprifuoco che potrebbe essere spostato alle 23. L'andamento dei contagi è in calo in molte regioni e per alcune, dal Molise alla Sardegna, si torna a parlare di possibile zona bianca. La linea del governo, confermata anche ieri dal premier Mario Draghi, resta però quella della prudenza e delle riaperture in sicurezza.
Il decreto sostegni bis, slittato alla prossima settimana, sarebbe stato rinviato anche per 'soppesare' le decisioni del governo sulle riaperture. Se infatti alcuni settori venissero chiamati a fare i conti con chiusure o strette confermate o prolungate, allora i ristori contenuti nel decreto da 40 miliardi dovranno tenerne conto, garantendo aiuti. Anche da qui, a quanto si apprende, deriva la decisione del governo di rinviare il Cdm più avanti, in un Consiglio dei ministri che non è escluso si tenga già lunedì, dopo la cabina di regia sulle riaperture.
Possibili novità potrebbero in ogni caso arrivare non solo sul coprifuoco ma anche sui parametri, come l'indice Rt, che determinano il rischio delle regioni e quindi la loro collocazione nelle diverse fasce di rischio. Sullo spostamento del coprifuoco, almeno alle 23, continua il pressing delle regioni. "Non c'è dubbio che si potrebbe ampliare anche più delle 23, ma io voglio portare il punto di equilibrio che si è trovato con tutti gli altri governatori, altrimenti sarei scorretto", ha spiegato il presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. "Il premier, mi pare, voglia andare verso le riaperture anticipando quanto previsto dallo stesso decreto - ha aggiunto Fedriga -. Ricordo che ad oggi c'è un decreto che vale anche nei prossimi mesi, nel quale si parla, ad esempio, dell'apertura dei ristoranti al chiuso soltanto fino alle 18 e dal 1° giugno. Ecco, su questa una valutazione andrebbe fatta. Sicuramente se decidiamo di far mangiare al chiuso permettiamolo di farlo fino alle 22, altrimenti sarebbe strano. Primo giugno? Come conferenza abbiamo proposto di anticiparlo".
Aperture in tal senso sono arrivate anche dagli scienziati. "Premesso che la scelta evidentemente spetta alla politica e premesso che anche i numeri che avremo nella giornata di venerdì certamente serviranno per prendere decisioni compiute, credo che ci sia il margine per uno slittamento dell'orario di restrizione dei movimenti più in là. Poi, se saranno le 23 o le 24, la scelta spetta al governo, ma vale la pena di ricordare, come ha detto anche il presidente del Consiglio, la stella polare della gradualità e progressività nell'allentamento delle varie misure", le parole di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Per quanto riguarda l'eventuale riapertura dei ristoranti al chiuso e dei centri commerciali nel fine settimana, "anche queste scelte - ha aggiunto - evidentemente spettano al Governo. E' chiaro che più riusciamo a mantenere sotto controllo la situazione" di Covid-19 "più esistono margini per considerare riaperture".
Probabili novità in arrivo anche sulla valutazione del rischio, con più attenzione rivolta all'indice Rt ospedaliero. "E' un indicatore che nel contesto di una popolazione che viene a essere sempre più vaccinata, quindi protetta dal rischio di malattia grave, fornisce un'indicazione chiara su quella che è la pressione sui servizi sanitari", ha evidenziato Locatelli, spiegando che degli equilibri fra i parametri "in ambito di Comitato tecnico scientifico si sta già discutendo da qualche settimana".
Le regioni spingono affinché venga superato o rivisto anche il modello a colori (zona rossa, arancione e bianca), ma su questo il ministro della Salute, Roberto Speranza, è sembrato più cauto: Il modello "ha funzionato e ci ha consentito di affrontare la seconda e terza ondata senza un lockdown generalizzato, ma con specifiche misure territoriali", ha sottolineato il ministro durante il suo intervento nella riunione delle regioni. "Ora, nella nuova fase, caratterizzata dal forte avanzamento della campagna di vaccinazione e dai miglioramenti dovuto alle misure adottate, lavoriamo con l’Istituto superiore di sanità e con le Regioni per adeguare il modello immaginando una maggiore centralità di indicatori quali l'incidenza e il sovraccarico dei servizi ospedalieri. Siamo impegnati a salvaguardare l’uso di sistemi di allerta precoci - ha evidenziato - che possano consentire interventi adeguati e tempestivi sempre differenziando tra diversi territori".