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L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha fatto aprire le porte del carcere per i mafiosi detenuti in regime di 41 bis. Nei giorni scorsi sono stati concessi i domiciliari al boss Francesco Bonura, condannato in via definitiva nel 2012 per associazione mafiosa ed estorsione a 18 anni e 8 mesi di carcere. L’uomo, 78enne palermitano, ricco costruttore edile, figura di spicco del mandamento dell’Uditore, era detenuto nel carcere di Opera a Milano. Ora può tornare nella sua Palermo.
Al mafioso palermitano sono stati concessi gli arresti casalinghi per motivi di salute. In un provvedimento di 3 pagine, firmato il 20 aprile, il giudice spiega che Bonura trascorrerà i domiciliari nella casa della moglie a Palermo, dove non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati. Il boss mafioso potrà comunque uscire di casa per motivi di salute, anche dei suoi familiari, e per esigenze familiari come ad esempio matrimoni, battesimi, pranzi di Natale e di Pasqua.
“Lo Stato sta dando l’impressione di essersi piegato alle logiche di ricatto che avevano ispirato le rivolte“, dice al fattoquotidiano.it il magistrato Nino Di Matteo, commentando la notizia del rilascio di Bonura. “E sembra aver dimenticato e archiviato per sempre la stagione delle stragi e della Trattativa stato- mafia”. Bonura non è un padrino di secondo piano. Insieme al boss Nino Rotolo e al medico Antonino Cinà, faceva parte della triade che dai mandamenti di Pagliarelli, dell’Uditore e di San Lorenzo guidava Cosa nostra subito dopo l’arresto di Bernardo Provenzano. Del boss corleonese il costruttore mafioso era uno dei più fidati colonnelli.
La scarcerazione di Bonura potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Sono diversi, infatti, i mafiosi di alto livello che adesso sperano di ottenere i domiciliari per evitare il contagio in carcere. Nelle settimane scorse i cancelli si sono già aperti per il calabrese Rocco Filippone (che era detenuto in regime di Alta sicurezza, più leggero rispetto al 41 bis), imputato con Giuseppe Graviano nel processo ‘Ndrangheta Stragista. A casa è tornato anche Vincenzino Iannazzo, considerato il boss della ‘ndrangheta a Lamezia Terme. Sono tutte scarcerazioni successive alla nota del Dipartimento amministrazione penitenziaria inviata a tutti i penitenziari il 21 marzo scorso, quattro giorni dopo l’approvazione del decreto Cura Italia.
Adesso puntano ai domiciliari i capimafia come Leoluca Bagarella e Nitto Santapaola, l’inventore della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, il capostipite di ‘ndrangheta Umberto Bellocco. Hanno tutti più di 70 anni e qualche patologia, e quindi sono stati tutti inclusi negli elenchi forniti dai penitenziari.