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"La maggior parte delle persone che ha gestito quest’epidemia l’ha vista in televisione e l’ha continuata a vedere in televisione. Avrei trasferito gli uffici della Protezione Civile, del direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, del consigliere del governo a Milano o a Bergamo, per vedere quello che stava succedendo sul territorio. Forse si sarebbero resi conto sin dall'inizio della dimensione del problema". Sono le parole di Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, a Circo Massimo, su Radio Capital.
"In questo momento c'è ancora trasmissione del virus, qualcuno si è posto il problema della trasmissione con tutte le misure che sono state adottate?", prosegue Crisanti. "Dove avviene questa trasmissione residua? A nostro avviso avviene nelle case, dove molte persone sono malate o sono state malate senza ricevere diagnosi. Servono operazioni più aggressive per vedere chi è malato in casa, chi è positivo va portato in una struttura di accoglienza diversa".
"Sin dall'inizio in Veneto abbiamo detto che l'epidemia va combattuta sul territorio, le autorità hanno sposato questa tesi. Nessuna battaglia è stata mai vinta negli ospedali, è indispensabile isolare chi può contagiare. E' stata sottovalutata l'epidemia all'inizio, i dati erano davanti agli occhi di tutti. A Vo' Euganeo il 3% della popolazione era infetta: trasportato su scala nazionale, sarebbero 1,5 milioni di persone. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, gli italiani hanno visto cos'è successo. Le autorità rifarebbero le stesse scelte? Sono un po' sorpreso", afferma.