"L'ex presidente della Bce, Mario Draghi ha detto le cose giuste che bisognava dire, noi adesso abbiamo la necessità dal punto di vista macroeconomico di fare più deficit e più debito pubblico, però, come del resto ho sempre sostenuto anch'io, nel fare questo dobbiamo cercare di pensare di lasciare qualcosa anche alle generazioni future". Lo dice il professor Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università Cattolica di Milano, nel corso di un'intervista all'Adnkronos.

"I soldi a pioggia di per sé non sono sbagliati - aggiunge -, purché piova nei posti giusti. Nell'immediato c'era l'esigenza di sostenere rapidamente famiglie e imprese, poi però bisognerà stare sempre più attenti anche nei sussidi, altrimenti si va a innaffiare dove non c'è bisogno e in questo senso abbiamo già avuto degli esempi".

Per Cottarelli, ad esempio, "in questi mesi abbiamo visto come hanno avuto accesso alla cassa integrazione, tra l'altro molto lenta nell'erogazione effettiva, un quarto di imprese che non hanno avuto un calo di fatturato. Intendiamoci, non è detto che fossero aziende che non ne avevano bisogno, perché potrebbero aver comunque interrotto la produzione e mantenuto il fatturato vendendo le scorte, però forse bisognerebbe andare a vedere un po' più da vicino queste cose. Poi magari qualche vincolo di reddito a chi riceve i sussidi come i famosi 600 euro, che abbiamo visto che sono stati ricevuti anche da parlamentari che, come dire, non credo ne avessero strettamente bisogno".

TUNNEL NELLO STRETTO - "Secondo me le piccole opere, quanto meno, devono avere pari dignità di quelle grandi" dice Cottarelli a proposito del tunnel nello Stretto. "Il problema -aggiunge - è che nessuno passa alla storia per aver sistemato un ospedale in periferia, il tetto di una scuola o aver rifatto una linea ferroviaria locale che cinquant'anni fa funzionava meglio di come funziona adesso, come ad esempio la linea Cremona-Milano che prendo spesso. Probabilmente passi alla storia per aver inaugurato il tunnel sullo Stretto di Messina ma spero che non sarà questa la logica che verrà seguita". Secondo Cottarelli "c'è una marea di piccole manutenzioni da fare su tutto il territorio, come ad esempio quelle sui passaggi a livello", come sembrerebbe dimostrare anche la cronaca recente.

MES - Quanto al Mes, "io credo bisognerebbe prenderlo. Chiaramente non è una questione di vita o di morte e si può andare avanti anche senza il Mes, però è una fonte di finanziamento conveniente e io la prenderei". "Chi non lo vuole prendere - aggiunge - lo fa perché di fatto non si fida dell'Europa, sottolineo però che noi comunque dipendiamo già dall'Europa per importi molto più ampi, quindi non credo ci sia veramente una motivazione seria per dire di no al Mes". 

Per Cottarelli "al momento non c'è altro da fare: i fondi europei disponibili" dati dal Recovery fund "ci aiutano rispetto al finanziamento sui mercati" che comunque "non sarebbe arrivato con questi importi". La conseguenza "è però che fino al prossimo anno, un 27-28% del debito pubblico sarà detenuto da istituzioni europee, il che ci renderà più dipendenti dalle politiche della Banca centrale europea e forse da condizionamenti politici ma non c'è altro da fare. In questo momento, quindi, cerchiamo per lo meno di spendere bene questi soldi e speriamo che il Paese cresca in modo che il debito possa essere ripagato facilmente". 

Per il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani quindi "non c'è dubbio" che il Recovery fund potrà essere un'arma per i populisti antieuropei, "se noi fossimo partiti con un debito pubblico più basso, non avremmo avuto bisogno dell'aiuto dell'Europa e quindi adesso saremmo meno dipendenti da essa, detto questo in questo momento è meglio essere dipendenti dall'Europa che dai mercati finanziari che sono più instabili e che in questo momento, tra l'altro, non ci avrebbero dato i soldi".