Via libera alla riduzione della quarantena da 14 a 10 giorni, e stop alla regola del doppio tampone negativo per poter dichiarare un positivo guarito. Ne basterà uno. Queste, a quanto si apprende, le indicazioni emerse durante la lunga riunione di oggi del Comitato tecnico scientifico convocata dall'esecutivo in vista del varo di un nuovo Dpcm. 

La riduzione della quarantena

Questo significa, ad esempio, che chi riceverà una notifica da Immuni dovrà stare in isolamento fiduciario per 10 giorni, e non 14, come previsto fino ad ora. La questione della durata della quarantena è stata molto discussa, ma anche tra gli esperti i pareri in merito sono contrastanti. Molti chiedono da tempo che venga ridotta, ad esempio Walter Ricciardi, membro del Comitato esecutivo dell'Oms e consulente del Ministero della Salute. Ma altri temono che una simile misura possa portare a un aumento dei contagi. Alcuni esperti ritengono infatti che l’impennata nel numero di nuovi casi avvenuta in Francia nelle ultime settimane dipenda anche dall’accorciamento della quarantena (il governo di Macron l'ha ridotta a 7 dall'inizio settembre) e per questo sconsigliano di ridurla.

Non serviranno più due tamponi

La regola del doppio tampone, in vigore finora, stabiliva che le persone ammalate fossero dichiarate ufficialmente guarite solo dopo due tamponi negativi consecutivi. Dalla riunione odierna del Cts sembra essere emerso un nuovo orientamento, tale per cui potrebbe bastare un solo tampone negativo per dichiarare una persona guarita e/o per porre fine a un isolamento fiduciario. L’Oms aveva dato indicazioni in questo senso già quest’estate, quando aveva cambiato le linee guida sul rilascio dall'isolamento di pazienti Covid-19. Diversi scienziati italiani si erano schierati a favore dell’eliminazione della regola del doppio tampone negativo: a settembre, gli autori di «Pillole di Ottimismo» — come il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta (Usa) e il dottor Paolo Spada, chirurgo vascolare all’ospedale Humanitas di Milano — avevano rivolto un appello in merito alle principali cariche istituzionali italiane, al ministro della Salute e al Comitato Tecnico Scientifico.

(Fonte Il Corriere della Sera)