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Il Consiglio di Stato ha infatti oggi sospeso la sentenza con la quale il Tar Lazio aveva nei giorni scorsi annullato la circolare, bocciando così le linee guida del ministero sulla 'vigile attesa' nei primi giorni d'insorgenza del Covid per pazienti al domicilio e l'indicazioni di non utilizzo di farmaci ad eccezione di Fans e Paracetamolo.
Una pronuncia, quella del Consiglio di Stato, che "ristabilisce un principio di chiarezza, mentre noi ribadiamo che mai nessun medico ha negato cure necessarie ai pazienti", afferma il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. Al centro della polemica è appunto la libertà del medico nel decidere le cure. Nel decreto di sospensione del Consiglio di Stato si rileva che la circolare ministeriale contiene "raccomandazioni" e "non prescrizioni vincolanti". Di conseguenza "non emerge alcun vincolo circa l'esercizio del diritto-dovere del medico di scegliere in scienza e coscienza la terapia migliore".
A chiarire ulteriormente i termini della questione è lo stesso Anelli. Il Tar, spiega "aveva bocciato la circolare rilevando che il medico era inibito nella propria libertà prescrittiva, mentre il Consiglio di Stato ribadisce oggi che le linee guida ministeriali non avevano una azione costrittiva ma restavano confinate nell'ambito delle raccomandazioni. Ciò significa che il medico si può distaccare dall'indirizzo indicato sulla base delle necessità del paziente, ma questo accade sempre, anche al di fuori dei casi Covid". Nè, rileva, "il principio della vigile attesa, ovvero il monitoraggio clinico del paziente, può essere una pratica da demonizzare. Al contrario, è uno dei presupposti nella pratica clinica e si effettua di prassi in varie situazioni proprio per monitorare l'andamento della condizione del paziente". Quello del Consiglio di Stato, afferma il presidente Fnomceo, "mi sembra un atto di saggezza. I medici infatti mantengono la propria autonomia prescrittiva rispetto a delle linee guida ministeriali che, come tutte le linee guida, non sono altro che delle raccomandazioni. Ciò in un momento storico in cui non vi erano cure specifiche contro il Covid. Si riteneva quindi di dover monitorare lo stato clinico del paziente e utilizzare i farmaci che si potevano utilizzare e che si possono utilizzare anche ora, ovvero antinfiammatori, tachipirina, cortisone ed eparina laddove necessario". Cioè tutti i farmaci, sottolinea Anelli, "che il medico riteneva e ritiene utili. Non si poteva e non si può invece usare l'idrossiclorochina come antivirale perchè non è stato dimostrato alcun effetto, così come gli antibiotici".
"Ciò che dice oggi il Consiglio di Stato riafferma dunque una condizione, che è quella del medico, da sempre esistente: credo che nessun medico mai abbia sottratto delle cure ai pazienti. Il medico cioè valuta il paziente Covid a domicilio sulla base dei sintomi e delle caratteristiche individuali, e decide i farmaci da utilizzare, anche eventualmente - conclude Anelli - gli antibiotici in presenza di una sovrainfezione batterica, pur essendo questa una evenienza non frequente".