Restano in carcere i tre indagati in relazione allo stupro ed omicidio di Desirée Mariottini, la sedicenne trovata senza vita in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo: hanno agito "con pervicacia, crudeltà e disinvoltura" mostrando una "elevatissima pericolosità e non avendo avuto alcuna remora”, scrive il gip Maria Paola Tomaselli nell' ordinanza di misura cautelare in carcere per i senegalesi Brian Minteh, Mamadou Gara e per il nigeriano Alinno Chima.

"Meglio che muore lei che noi in galera": è la frase choc, presente nell'ordinanza del gip, che secondo alcuni testimoni avrebbero pronunciato i tre dei quattro accusati. Gli indagati "impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare" Desirée afferma il gip.

L'unico a rispondere alla domande del gip è stato il senegalese Mamadou Gara, mentre il suo connazionale Brian Minteh e il nigeriano Alinno Chima hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nei confronti dei tre, immigrati irregolari, la Procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Stessi reati contestati al quarto fermato la cui posizione è al vaglio degli inquirenti per capire che ruolo abbia avuto nella vicenda. Ascoltate in Questura alcune persone informate dei fatti. 

"Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina", avrebbe riferito al suo avvocato Alinno Chima. 

CHI SONO I 3 INDAGATI E IL QUARTO UOMO - I primi tre fermati sono due senegalesi, irregolari in Italia, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43. Il terzo è un nigeriano di 40 anni. Hanno tutti e tre precedenti per spaccio di droga. I capi di imputazione sarebbero gli stessi: omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti.

Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d'asilo scaduto ed aveva ricevuto un provvedimento di espulsione. L'uomo si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell'autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico.

Yusif Galia, cittadino del Ghana sospettato di essere il quarto uomo e bloccato a Foggia, era in possesso di 11 chilogrammi di droga. Secondo fonti investigative, lo stupefacente era nella baracca dove è stato trovato l'uomo nella baraccopoli che circonda il Cara - Centro richiedenti Asilo politico di Borgo Mezzanone. L'uomo è stato trovato in possesso anche di una pistola giocattolo, di metadone e di qualche grammo di hascisc. All'arrivo delle forze dell'ordine si è barricato nella baracca ed è stato necessario sfondare la porta per arrestarlo.

Foto Ansa