Il passato spesso non abbandona. Annamaria Franzoni, condannata per aver ucciso il figlioletto Samuele la mattina del 30 gennaio 2002, ha finito di scontare la sua pena tre anni fa e dopo vent’anni è tornata nella villetta di Montroz, dove si era consumato il delitto. Lei si professa ancora innocente. L’avvocato Savio: "Convinta intimamente che non sia stata lei. Quel processo fu un vortice di dolore".

Nella villetta, negli ultimi anni al centro di una disputa civile con il suo ex avvocato Taormina, ormai conclusa, la ‘mamma di Cogne’ ha passato tre giorni per Capodanno.

In questi tre anni da donna libera "ha cercato di prospettare per sè stessa un futuro", per usare le parole del suo padre spirituale don Giovanni Nicolini. La costruzione di questo futuro riparte quindi anche da Cogne.

"Non ci interessa parlare di questa vicenda" afferma il sindaco del paesino della Valle d’Aosta, Franco Allera. La fama del suo Comune è stata troppo a lungo legata alla morte del piccolo Samuele. E tornare su quella tragedia è come riaprire una ferita. La presenza di Annamaria Franzoni a Montroz fa però venire in mente quei tragici giorni concitati di carabinieri, Ris, indagini e perizie.

Dopo aver scontato la pena di 16 anni, di cui 11 effettivi tra sconti e indulto, la Franzoni è tornata a Monteacuto di San Benedetto Val di Sambro, un luogo in cui avrebbe ritrovato il tepore familiare ma da cui si sposta di rado. Lei e il marito Stefano ora collaborano con l’impresa di famiglia, un agriturismo gestito da trent’anni dai genitori di lei, vicino a casa loro e al cimitero in cui riposa il piccolo Samuele.