PHOTO
“Immaginate essere la famiglia di una vittima di femminicidio e, dopo la prima udienza del processo, vedere ogni giornale titolare articoli e prime pagine alle lacrime e al taglio di capelli del femminicida. In più la metà di questi giornali chiamerà il fatto "omicidio", non femminicidio. Molti di questi titoli non prevedono il nome di Giulia Tramontano, ma solo quello del suo femminicida”.
A scriverlo su Instagram è Elena Cecchettin, sorella di Giulia, uccisa brutalmente da Filippo Turetta lo scorso 11 novembre, il giorno dopo la prima udienza del processo di Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso la compagna incinta Giulia Tramontano.
“La stampa tratta in maniera irrispettosa e facendo clickbait sui casi di femminicidio – scrive ancora Elena - La narrativa della violenza di genere deve cambiare. Solidarietà con la famiglia di Giulia Tramontano”.
A parlare sui social anche la sorella di Giulia Tramontano, Chiara: “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura - ha scritto, rivolgendosi a Impagnatiello – Non hai diritto di pronunciare, invocare o pensare a Giulia e Thiago. Dopo averli uccisi barbaramente meriti di svegliarti ogni giorno in galera ripensando a ciò che hai fatto e provando ribrezzo per te stesso”.