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Aveva ottenuto il permesso di andare a pregare sulla tomba della madre, ma una volta arrivato al cimitero, appena sceso dal furgone (senza manette) ha aggredito gli agenti (erano cinque) e si è dato alla fuga.
Era il 12 marzo scorso. Da quel giorno Massimo Riella, 48 anni, non è stato più ritrovato. Era in carcere con l’accusa d’aver aggredito e derubato una coppia di novantenni.
Il latitante si nasconderebbe nei boschi attorno a Brenzio, nel Comasco e sarebbe aiutato dai residenti della zona. “Oh insomma, sveglia! La gente se lo passa di casa in casa, il mio Massimo non vaga nei boschi cacciando a mani nude… Lo tengono una notte a testa, quindi riparte. Semplice”, dice a Il Corriere della Sera il padre.
“Il mio Massimo – aggiunge - non è tipo da picchiare gli anziani. Lui è fuggito per dimostrare la propria innocenza. Anche se ho il terrore che voglia farsi giustizia da solo. Casomai l’accoppa”. Il padre del (presunto) autentico rapinatore: “Senta – dice al giornalista de Il Corriere - quel tizio dormì da Massimo, a casa sua, e così ebbe l’occasione per incastrarlo, adoperando una lama sulla quale c’erano le impronte di mio figlio. Non ci vuole un genio”.