Il giorno più lungo di Carlo Tavecchio, arroccato subito dopo la mancata qualificazione azzurra al mondiale sulle sue posizioni e per il momento restio a rassegnare quelle dimissioni che invece da più parti vengono invocate. "Mi auguro se ne vada, mi risulta che si presenterà dimissionario" il messaggio in tv del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che da subito in effetti aveva invitato Tavecchio a farsi da parte. Quello che il capo del calcio però non sembra intenzionato a fare. "Non si presenterà dimissionario al consiglio federale di oggi, sta ultimando le sue proposte per rispettare l'impegno preso con tutte le componenti nell'incontro di mercoledì scorso" l'immediata replica all'Ansa di una fonte qualificata della federcalcio. Questo non vuol dire però che le dimissioni non possano arrivare a riunione in corso, quando si andrà alla conta dei voti. Del resto dal Governo al Coni, in molti, quasi tutti (vengono annunciati tra l'altro sondaggi plebiscitari sull'argomento), vogliono la testa del capo del calcio italiano, che dal canto suo ha provato a ideare una bozza di programma per i prossimi due anni e mezzo di governo in Federcalcio, per il rilancio del movimento a partire dalla base.

Sono però sempre meno le componenti disposte a concedergli la fiducia, quella che di fatto Tavecchio chiederà in un Consiglio ridotto all'osso per via dei due commissariamenti di Lega A e B. Al momento, sicuro alleato di Tavecchio c'è il solo Renzo Ulivieri, presidente dell'AssoAllenatori e vicepresidente federale. All'opposizione invece figurano il sindacato dei calciatori (Aic), da sempre contrario alla sua elezione, e da ultima la Lega Pro di Gabriele Gravina.

E se già queste due componenti si dovessero dimettere in blocco, Tavecchio non avrebbe più la maggioranza. Numeri che però potrebbero tornare a suo favore già tre giorni dopo con l'elezione del nuovo presidente della Lega B. Per questo il movimento cadetto, a partire dal commissario Mauro Balata, vorrebbe posticipare la discussione alla settimana prossima ("Niente riforme senza di noi" ha detto all'Ansa, subito imitato dai presidenti del Frosinone Stirpe e dell'Entella Gozzi). E dopo Samp-Juve anche l'azzurro Chellini chiede tempo "per portare candidati credibili e progetti giusti senza voler fare una caccia alle streghe".

Ma un altro azzurro, ancor più prestigioso del difensore juventino, capitano della Nazionale campione del mondo 2006 nonché pallone d'oro nello stesso anno, Fabio Cannavaro è di tutt'altro avviso: "La gente si aspetta un segnale forte e questo è il momento di darlo, devono andare via tutti non solo Tavecchio. La mia stima va a Gravina, l'unico che ha fatto un passo indietro".

A proposito di Gravina, il n.1 della serie C e l'Aic auspicano una presa di responsabilità da parte di Tavecchio. Un passo indietro, insomma, che il presidente federale potrebbe fare solo se si vedesse davvero sfiduciato dalla gran parte del suo consiglio. Soprattutto perché il momento storico non è favorevole per terremoti politici del genere, per giunta con una serie A di cui ancora lui stesso è commissario.

Alcuni presidenti di club avrebbero già voltato le spalle all'attuale n.1 del calcio (Cairo e De Laurentiis) e c'è da dire che l'intervista alle Iene ha soltanto rafforzato la convinzione da parte di molti che il suo tempo sia finito. Ago della bilancia della giornata più lunga in Figc, e quindi del futuro di questa legislatura calcistica, dovrebbe essere il presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia. Ben visto da Malagò, stimato nell'ambiente calcistico e non solo, politico navigato (è senatore di Forza Italia dal 2008), Sibilia da molti è considerato il successore naturale di Tavecchio alla fine del suo mandato.

Ma siccome nelle sue mani gravita il 34% della fetta consiliare, potrebbe anche decretare la parola fine al Tavecchio-bis in caso di un suo mancato appoggio a via Allegri. Decisivo, in questo senso, appare il consiglio direttivo in Lega dilettanti che andrà in scena domattina alle 9. Se nell'ultima elezione contro Abodi, Tavecchio aveva ottenuto la maggioranza dei voti grazie soprattutto a una Lnd compatta a suo favore, stavolta c'è chi giura che alcuni comitati regionali hanno già scaricato il loro ex presidente. Se Sibilia dalla riunione di domattina uscirà con una Lnd spaccata, è probabile che poi a via Allegri possa sfiduciare Tavecchio.

In ogni caso, dovesse cadere, sarebbe lo stesso Tavecchio (in quel caso da dimissionario) a traghettare la Federcalcio a nuove elezioni. Il problema è che un nome spendibile per il futuro nessuna componente riesce a proporlo. Sibilia a parte, l'ipotesi che piace in ambienti governativi è quella di Collina (ma paradossalmente sembra non piacere all'Aic). Mentre l'obiettivo di molti sarebbe un nome finalmente condiviso da tutti.

Intanto il giorno più lungo di Tavecchio prelude a una giornata di trattative per tentare di scongiurare la resa.