Le parole di Gino Cecchettin rivolte alla figlia Giulia hanno chiuso la cerimonia funebre nella basilica di Santa Giustina a Padova.

“Carissimi tutti, questa terribile pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno, di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche tutte le forze dell'ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e il ministro Nordio, alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.

Mia figlia Giulia era proprio come l'avete conosciuta: una giovane donna, straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata, e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata da honorem anche il titolo di mamma, nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un oplita come spesso si definiva, come i soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà. Il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle e, invece, sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo, come è potuto accadere a Giulia, ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell'informazione. Ma mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere, parliamo agli altri maschi che conosciamo sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza, anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto. A chi è il genitore come me parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli i valori del sacrificio e dell'impegno, aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte, creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce il dialogo, un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all'amore vero che cerca solo il bene dell'altro.

Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva dal contatto umano, reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di trovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli, dobbiamo investire in programmi educativi che ci insegnano il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti. I media giocano un ruolo cruciale, la diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta una sfera morbosa dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti, chiamarsi fuori, cercare giustificazioni difendere il patriarcato, quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome. Trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d'accordo non aiuta ad abbattere le barriere […] Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell'ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente la piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.

In questo momento di dolore e tristezza dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, della mia Giulia ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte può, anzi deve essere, il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi, che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita. Voglio leggere una poesia di Gibran, che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere: ‘Il vero amore non è né fisico né romantico, il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia!’. Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma,ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che strette insieme il vostro amore sia così forte da aiutare Elena Davide e anche me, non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche di imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che un po’ alla volta impareremo a muovere i passi di danza sotto questa pioggia. Cara Giulia, grazie per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l'immensa tenerezza che ci hai donato. Anch'io ti amo tanto, e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma solo sperare: ecco voglio sperare insieme a te la mamma, voglio sperare insieme ad Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti, voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare e voglio sperare che produca il suo frutto di amore di perdono e di pace. Addio Giulia, amore mio.”