Michela "era con me quando nessuno c'era, in ogni udienza, a difendermi. Sapeva che questi governi stanno andando verso un buio di scelte autoritarie, che andavano disinnescate democraticamente. Anche quando era nel pieno del dolore non ha mai smesso di essere felice, di difendere i diritti, di scegliere da che parte stare. È l'esempio che ci ci ha dato ed è quello che dobbiamo continuare a fare". Lo ha ricordato Roberto Saviano intervenendo a cerimonia conclusa, nella chiea degli Artisti a Roma, e parlando con i cronisti alla fine dei funerali di Michela Murgia.

"Per Michela il senso di tutto era la condivisione - aggiunge l'autore di Gomorra -, la scelta di non essere soli e non far stare soli. Ogni volta che ero in un momento difficile mi diceva 'vieni qui'".

Alla fine della cerimonia Saviano ha anche portato a spalla il feretro insieme, fra gli altri, al marito della scrittrice Lorenzo Terenzi. Con lei "ci siamo conosciuti e ci siamo uniti non per quello che abbiamo fatto, ma per quello che ci hanno fatto", spiega Saviano.

L'essere "bersaglio a lungo degli odiatori mediatici", anche se "quelli che le hanno fatto veramente del male sono stati quelli che avevano un piede qui e lì, quelli non hanno preso posizione". Michela "ha sempre scelto di stare dalla parte dei diritti e sapeva che per questo avrebbe pagato un prezzo". La scelta di rendere pubblico il suo percorso nella malattia "è venuta anche "per far sentire meno solo chi stava vivendo la stessa situazione".