Gabriella Giusti, 46 anni, è supplente di Storia dell’arte in un liceo a Parma. Ama il suo lavoro, che è arrivata a svolgere dopo anni di studi e impegno. Insegna in 8 classi per 16 ore alla settimana, ma da 3 mesi, come hanno riportato Orizzonte Scuola e Repubblica, testata da cui è stata intervistata, non riceve lo stipendio.

A causa della profonda lentezza che caratterizza una procedura macchinosa, chi fa supplenze purtroppo aspetta anche 5 mesi prima di ricevere lo stipendio. Ma come si può vivere così? Le bollette, la benzina per recarsi sul luogo di lavoro, il mutuo, l’affitto, le rate, la spesa, non aspettano di certo.

Gabriella ha 2 figli adolescenti e per vivere in modo dignitoso è stata costretta a chiedere soldi alla madre malata e al suo compagno, sentendosi, come si può ben capire, profondamente frustrata e umiliata, oltre che molto arrabbiata. Farsi mantenere da adulti, con un lavoro che hai ottenuto con impegno, passione, sacrifici, fa davvero arrabbiare.

Se la precarietà di questo lavoro non è certamente una novità, Gabriella ha affermato che molti suoi colleghi si vergognano di esporre la propria situazione lavorativa e quindi non protestano, “Ma se non si ha una rete di appoggio come si fa?”, ha detto la docente a Repubblica.