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L’amicizia non è mai un dato di fatto, quand’anche lo sembri o si giuri. Va coltivata, sempre, come il vignaiolo cura la sua vigna, con amore, abnegazione, sacrificio e speranza.
Perché l’amicizia è vita, la propria e quella degli altri e senza la quale tutto si spegnerebbe in un mondo senza senso.
Chiedersi cosa sia oggi sembra superfluo. Il suo significato, ai suoi tempi, lo spiegò molto bene Aristotele (385-323 avanti Cristo), per il quale l’amicizia era la perfezione morale degli uni e degli altri, stretti in un unico vincolo di umana coesione.
Nulla è cambiato da allora, quando, comunque, l’amicizia era già quel potente fascio di luce sull’individuo e su tutti i suoi simili. Una luce che rendeva luminoso il sentiero della vita, perché l’Uomo è nato per vivere in compagnia dell’altro Uomo. Da solo, la sua stessa esistenza non avrebbe significato: è la sua natura, nella buona e nella cattiva sorte, nei successi e nelle sconfitte.
Oggi, 30 luglio, è la Giornata Mondiale dell’Amicizia, una giornata simbolica di un valore che ognuno di noi deve celebrare tutti i giorni sull’altare del benessere comune, morale innanzitutto, di tutti le genti del pianeta. È la condizione, questa, per percorrere il sentiero della pace nel mondo, che ancora è irto di ostacoli (che a volte segnano addirittura un regresso politico e sociale), a partire dai rapporti interpersonali, vera base di partenza per le successive fasi del progresso improntato sul binomio giustizia e libertà.
Ecco, dunque, che se da un lato può apparire pleonastico porsi la domanda su cosa sia l’amicizia, dall’altro è fondamentale celebrarne, senza soluzione di continuità, la necessità e la stessa bellezza.