La ricostruzione dell'omicidio di Giulia Tramontano, dalle carte dei pm, con la confessione di Alessandro Impagnatiello, reo confesso dell’assassinio dopo aver indicato ai Carabinieri dove aveva sepolto il cadavere della 29enne incinta di lui di 7 mesi.
I due stavano assieme da 5 anni e convivevano da 3, ma da tempo lui portava avanti una relazione parallela con una collega. Le due, entrambe ignare di tutto fino a fine maggio, si sono ritrovate sabato 27 e hanno parlato delle bugie che il 30enne raccontava sulla fidanzata.
La 29enne è poi tornata a casa a Senago verso le 19. "Affronta la conversazione con me con toni normali, rassegnata", spiega Alessandro, "la conversazione è durata poco ed in casa si era creato il gelo tra me e lei".
La discussione tra i due riprende poco dopo: "Mi contestava i vari episodi che aveva appreso", racconta il 30enne. Lei si trova in cucina a prepararsi la cena, lui è in sala. Giulia gli dice "che la vita per lei era diventata pesante e non riusciva più a vivere", sostiene Alessandro. È in quel momento che la 29enne avrebbe iniziato "a procurarsi dei tagli sulle braccia", cosa che al momento non è stata riscontrata da parte degli investigatori.
"A quel punto mi sono alzato dal divano cercando di avvicinarmi a lei ma lei mi diceva che non voleva più vivere", continua Alessandro. In quel momento che avviene l'omicidio: "Arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi all'altezza del collo".
Giulia avrebbe "cercato di difendersi muovendosi e divincolandosi", ma senza riuscire a liberarsi dalla presa di Alessandro. Quando gli inquirenti gli chiedono perché secondo lui nessuno dei vicini si è accorto di quanto stava accadendo in quell'appartamento, lui ha risposto che Giulia "non ha urlato".