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Emergono ulteriori e inquietanti retroscena dalla vicenda dei carabinieri di Piacenza. Nell'ordinanza firmata dal procuratore Grazia Pradella si legge di "uno scenario estremamente preoccupante" e di "una consuetudine" che andava avanti da tre anni.
Complessivamente, come già raccontato, le misure di custodia cautelare in carcere sono dodici, indirizzate a cinque militari dell'Arma, sei uomini italiani e un maghrebino, oltre a cinque ordinanze di arresti domiciliari, di cui una indirizzata a un carabiniere, a quattro misure d'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, tre delle quali per militari dell'Arma, e a una misura d'obbligo di dimora nella provincia di Piacenza, sempre nei confronti di un carabiniere. Sequestrate una villa con piscina, un'auto, e una moto, e bloccati 24 rapporti accesi presso numerosi istituti bancari e di credito.
Gli indagati sono stati monitorati e ascoltati per mesi, attraverso intercettazioni telefoniche e soprattutto telematiche. Sono state ben 53 le persone coinvolte all'interno di circa 75mila intercettazioni telefoniche, e oltre 3 chili di droga sequestrati. "Ho fatto un'associazione a delinquere ragazzi (...) in poche parole abbiamo fatto una piramide (...) noi siamo irraggiungibili", si sente in alcune conversazioni depositate agli atti dell'ordinanza, raccolte da una delle intercettazioni ambientali nei confronti proprio dei carabinieri indagati.
E ancora: "Abbiamo trovato un'altra persona che sta sotto di noi - riferisce ai colleghi/complici un militare, - questa persona qua, va da questi spacciatori e gli dice: guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba vendi questa qua, altrimenti non lavori! E la roba gliela diamo noi!".
I carabinieri indagati, sempre stando alle accuse, si comportavano da "gangster", paragonando le loro azioni criminali a quelle di celebri serie televisive."Hai presente Gomorra? Le scene di Gomorra. È stato uguale e io ci sguazzo in queste cose. Tu devi vedere gli schiaffoni che gli ha dato", racconta uno degli indagati (non un carabiniere) ad un interlocutore, in riferimento ai modi con cui uno dei militari avrebbe estorto un'auto. In un'altra situazione, avrebbero confezionato un permesso di circolazione durante il periodo del lockdown, per permettere a uno spacciatore di recarsi a Milano per recuperare la droga, che sarebbe poi stata smistata a Piacenza.
Una prova che certifica la vicinanza tra l'appuntato Giuseppe Montella e diversi pregiudicati, è la fotografia postata su Facebook da Simone Giardino (arrestato con fratelli e altri parenti): qua figurano Montella e Giacomo Falanga (carabiniere arrestato) con un altro pregiudicato, mentre sventolano delle banconote in mano, un'immagine che secondo il gip "dice più di molte parole". Dello stesso Montella sono state presentate delle registrazioni di una conversazione captata grazie alla microspia installata nella sua auto. "A me interessa l’erba, l’importante è che ho l’erba, a me interessa di averla sempre", dice, rivolgendosi al pusher.
Altre registrazioni a testimonianza di un pestaggio a sangue, da parte dei carabinieri, nei confronti di uno spacciatore nigeriano, in data 27 marzo: "Quando ho visto la chiazza di sangue ho detto 'mo l'abbiamo ucciso" - "Non ti preoccupare - risponde Montella -, i denti non li teneva". Botte anche ad un egiziano, nella cui registrazione si sentono i rumori del pestaggio "lo vedi quanto tempo ci fai perdere", dicono all'uomo dolorante.
"Sono reati gravissimi e per questo procederemo con il massimo rigore e la massima severità per individuare le responsabilità dei singoli", ha dichiarato al Tg1 Giovanni Nistri, comandante generale dei carabinieri, in merito all'inchiesta.