C'è l'imbarazzo, c'è la paura, c'è la vergogna e c'è il timore di ferire. Ma soprattutto c'è l'incapacità di trovare le parole giuste. lo queste parole giuste non le ho, però mi sforzo di cercarle. Di sceglierle. Di misurarle. E poi di metterle insieme, indossando i panni di ragazze e ragazzi come me che finalmente confessano la propria omosessualità ai genitori”.

Sono parole profonde quelle di Gioele, 19enne originario del Ragusano che attualmente vive a Firenze per studiare ma anche per evadere dal luogo forse un po’ troppo chiuso della provincia e che si è affidato alle parole scritte per raccontarsi ai genitori. Una notizia bella quanto commovente che è stata raccontata su Specchio de La Stampa da Federico Taddia.

Gioele ha scoperto di essere gay a 14 anni e poco dopo lo ha detto alla mamma e al papà che non l’hanno presa benissimo: tra paura, urla e pianti, i primi mesi sono stati tremendi, ma lui ha cercato ogni singola parola, ogni singola frase, da mettere nero su bianco, per farsi comprendere.

Ora vuole far capire ai suoi coetanei che stanno attraversando gli stessi conflitti familiari di fare di tutto per farsi capire, di esprimersi per ciò che si è, senza filtri, senza bisogno di mentire.

Basterebbero due parole, ma la maggior parte dei genitori non è pronta” dice Gioele che ad un certo punto della sua vita ha deciso di esprimersi con tutti, a scuola, tra amici, parenti, nei gruppi di messaggistica, su Telegram, dove ha avuto modo di parlare con tantissime persone che stanno attraversando le stesse sue difficoltà all’interno di una famiglia che si rifiuta di accettare la verità.

In fondo si tratta della storia di “un figlio che vuole solo farsi amare da un padre e da una madre” ha detto Gioele a La Stampa.

Una testimonianza forte, quasi incredibile da sentire nel 2023 ma che, a causa della paura, spesso dell'ignoranza, di troppi stigmi sociali che ancora pervadono nella nostra società, ancora purtroppo non è la sola”.