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“Le richieste del promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l'assoluta innocenza del cardinale per l'operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa”. È quanto dichiarano gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del cardinale Angelo Becciu dopo la richiesta di condanna a 7 anni e 3 mesi.
“Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento, il promotore di giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell'assoluta innocenza e l'assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio, difendendosi nel processo e partecipando attivamente alle udienze. Sottoponendosi per diverse giornate ad estenuanti interrogatori ha chiarito ogni equivoco, dimostrando assoluta buona fede e correttezza” aggiungono i legali.
“In nome e per conto della Diocesi di Ozieri, rappresentata dal Vescovo Corrado Melis, si ritiene indispensabile manifestare profonda amarezza e umano sconforto per le richieste di condanna formulate dal Promotore di Giustizia presso il Tribunale Vaticano nei confronti di Sua Eminenza il Cardinale Angelo Becciu”. Così, invece, in una nota, l'avvocato Ivano Iai che tutela la Diocesi di Ozieri.
“Per la parte della requisitoria relativa al fronte sardo, di cui si apprende dalla stampa, si nega recisamente che il Cardinal Becciu abbia interferito o operato interventi diversi da quelli afferenti al ruolo istituzionale nella gestione della Diocesi di Ozieri - precisa il legale - né sul piano strettamente amministrativo, né per ricercare favori o benefici a vantaggio personale di terzi, tanto meno di suoi familiari o di persone vicine a Sua Eminenza. I conti della Diocesi sono sempre stati amministrati, sotto la supervisione degli organi preposti, secondo i canoni del diritto della Chiesa e dello Stato italiano e non vi è mai stato, da parte di alcuno, profitto o utilità conseguiti per finalità estranee alla destinazione caritatevole e solidale delle risorse a diverso titolo amministrate dalla Diocesi e dalla Caritas, unitariamente considerate in ragione dello scopo comune attuato dai due Enti religiosi” conclude l'avvocato Iai.