Solo una settimana fa a Roma, nei Palazzi della politica che conta, andava in scena uno show a dir poco indecoroso. 

Il risultato ottenuto, dopo aver profuso tanto impegno e dedicato la massima concentrazione nel lavoro, per usare parole che suonano male, ma che ci hanno voluto ripetere i signori politici fino alla nausea più estrema, è sotto gli occhi di tutti. 

Una cosa è certa, però, e va detta senza fraintendimenti. È vero, c’è stato impegno e dedizione, ma con unico obiettivo: la maggior parte dei politici, e non la politica, hanno pensato a gestire solo ed esclusivamente i loro interessi personali o comunque di parte. Anche quelli più impensabili, perché succede così quando si è sprovvisti di adeguati filtri di natura etica, morale e Politica. Sì, quella con la P maiuscola, che racchiude in sé tutti i valori fondanti della nostra Carta costituzionale. 

Enrico Berlinguer nel 1981 diceva che “i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”. Dopo 41 anni, sembra che l’andamento delle cose rispecchi esattamente la visione del segretario del Partito Comunista Italiano. E in effetti nulla è cambiato, anzi, lo scenario è ulteriormente peggiorato, perché non era mai successo che una classe politica di governo sempre di più in caduta libera, fosse letteralmente commissariata dai tecnici così come, ormai, accade da qualche anno a questa parte.

Le elezioni del presidente della Repubblica potevano essere un’occasione di riscatto, di riflessione e ripensamento. Invece no, i protagonisti di show e messe in scena hanno spinto ancora sempre di più sull’acceleratore degli interessi di parte sempre prevalenti.   

Abbiamo assistito alla “scelta” del presidente della Repubblica attraverso una girandola di nomi incredibile: a tratti è sembrato di assistere a una sorta di reality show aberrante, fuori da qualsiasi logica agli occhi di un Paese allibito e incredulo.

Nomi e professionalità di altissimo livello e prestigio internazionale usati come carte da gioco da buttare sul tavolo. Dichiarazioni date come certezze e ritrattate poco dopo in un intreccio di parole mal servito e forse mirato a confondere e a prendersi gioco degli italiani che sgomenti assistevano allo spettacolo indecoroso. 

Per farla breve, la settimana che ci siamo lasciati alle spalle forse dovrebbe insegnarci una cosa. E a suggerirla sono stati proprio loro, i nostri politici: le istituzioni meritano rispetto e persone di alto profilo capaci di gestire il bene pubblico. 

Molti dei grandi elettori che, ahimè, ci hanno rappresentato nell’elezioni del presidente della Repubblica italiana, sono privi di quel profilo che dovrebbe essere necessario per occuparsi di politica. I confronti di idee, i dibattiti incessanti, le visioni opposte, ma utili alla causa comune di un Paese che vuole crescere, sembrano essere diventati un’utopia. Oggi rimangono frasi senza senso e ritrattate poco dopo, gli slogan buttati lì per impressionare i cittadini e speculare sulla fiducia nei loro confronti, con lo scopo anche mal celato di mirare a tenere calda solo la loro poltrona.

La delusione è tanta, resa ancora più profonda dal particolare momento che il Paese sta vivendo, sotto le macerie di una pandemia che continua a mordere lasciando soprattutto i giovani in uno stato di angoscia che stride con la superficialità, con la malafede e l’irresponsabilità della politica nostrana.  

Rimandiamo al mittente, dunque, tutto quanto è contrario all’interesse di tutti, con la speranza che gli italiani che oggi sono delusi e risentiti da un comportamento tanto agghiacciante quanto irriverente perpetrato nei loro confronti, si ricordino, in occasione delle prossime scelte elettorali, di premiare persone di alto profilo e intellettualmente oneste. 

In questa prospettiva, è Platone che, ancora oggi, potrebbe aiutarci in una riflessione tanto semplice quando incisiva. “Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro”.