PHOTO
Come tanti prodotti e servizi offerti ed erogati sul suolo italiano, anche per il mondo del gioco d’azzardo esiste una tassazione che, in Italia, non scherza di certo. Tassazione sul gioco ma anche sui giocatori, che spesso si interrogano sul valore delle loro vincite, sulla situazione dichiarativa delle stesse. Ed in particolare delle vincite alle slot machine: queste vanno o no dichiarate? Il settore, si sa, è “vittima” di un sistema di tassazione che, nell’ultima decade, ha visto solo aumenti. In particolare, nell’ultimo biennio con l’aumento del PREU (che nel 2020 sale ancora) e soprattutto con il Decreto Dignità, il testo legislativo che più pesantemente è intervenuto sul settore. Insomma, i cambiamenti affrontati dal settore negli ultimi anni, in termini di regolamentazione, sono notevolmente aumentati e si sono fatti sentire.
Della serie anche le fortune vengono tassate: chi gioca ad esempio ai Gratta&Vinci, all’Enalotto, al WinForLife, per citarne qualcuno, se in passato non subiva nessuna imposta, dal 2012 è tenuto a pagare, sulle vincite maggiori di 500 euro, una tassa del 6%. Nel 2017, inoltre, sono arrivate nuove modifiche in base ai tipi di giochi: una tassa per i casinò games, un’altra per il lotto, un’altra per i singoli Gratta&Vinci. In certi casi, il Prelievo Erariale Unico ha sfiorato il 19%. Dal mese di luglio 2018, dicevamo, è in vigore il Decreto Dignità, un testo discusso ma fortemente voluto dall’Esecutivo Conte I. Il Decreto, oltre a ridisegnare altri aspetti del paese reale, su tutti i contratti di lavoro, ha ulteriormente inasprito le tasse sul gioco, dai casinò games online a quelli terrestri. Dulcis in fundo: il blocco sulla pubblicità, di ogni tipo, nel gioco d’azzardo: a farne le spese sono stati i portali online ma anche le squadre di calcio.
Secondo stime recenti, il solo Decreto è costato 100 milioni e più di euro, ovverosia quanto Cristiano Ronaldo alla Juve. Senza considerare che squadre con accordi in essere nei confronti di società di gaming, su tutte Juve e Lazio, hanno dovuto rescindere contratti e rinunciare ad accordi in molti casi lauti. Da settembre 2018 le tasse sono salite al 6,68% per le VLT e al 19,68% per le slot machine, come evidenzia la grafica elaborata da Gioco Digitale. L’incipit di un percorso che vedrà il suo culmine nel prossimo 2023, quando la crescita delle tasse sarà la più alta d’Europa e tra le più alte al mondo.
Con la Legge di Bilancio 2020, ormai legge, sono state approvate anche nuove disposizioni d’aumento del PREU sia su AWP sia su VLT, operative dal prossimo 10 febbraio. Ma le cose sono cambiate già dal primo gennaio, con le aliquote passate dal 21,68% al 21,60% fino ad arrivare, ex lege, al 23,85%. Il PREU sulle VLT tocca quota 8,50%, sulle AWP entro il 2021 arriverà invece al 24%, per poi stabilizzarsi in questa percentuale tra il 2022 e il 2023. Sulle VLT invece arriverà a 8,60%. Una percentuale altissima rispetto al resto d’Europa. Contestualmente viene anche ridotta la percentuale di payout: al 65% sulle APW, all’83% per le VLT.
Per quel che riguarda il giocatore, le vincite vengono dichiarate? Partiamo col dire che paga sempre l’operatore, questo è sicuro. A patto che le vincite siano conseguite su piattaforme autorizzate dall’AAMS o dall’ADM (Agenzia Delle Dogane e dei Monopoli). Quando invece le vincite avvengono da un casinò non autorizzato, c’è l’obbligo di dichiarare le vincite come reddito e dunque ciò va a favore dei casinò online e autorizzati che garantiscono tutela ai giocatori. Riepilogando quindi il giocatore dovrà dichiarare le proprie vincite solo se conseguite su piattaforme di gioco e casinò online non certificati AAMS e ADM.