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Il "Grande fratello vi guarda", ribadiva con ossessiva frequenza George Orwell nel suo romanzo capolavoro “1984”, nel descrivere una società immaginaria piegata al controllo costante delle “invisibili’ autorità.
Alta letteratura, pagine senza tempo.
Il "Grande fratello" di Canale 5, invece, di alto sfiora soltanto il cattivo gusto e l’effimero consuma il vuoto spinto con cui gli abitanti della ‘casa’ si rapportano, tra scontri ad effetto, parolacce e fiumi di banalità.
Nessuna spocchia da ostentare: a tutti è capitato o può capitare di dare uno sguardo a quel che accade nella celebre e premiata dimora televisiva, l’esperimento suscita interesse, può divertire e intrattenere come un qualsiasi spettacolo che nasce per divertire e intrattenere.
C’è un limite che non dovrebbe essere oltrepassato, nemmeno sull’altare degli ascolti.
C’è una sensibilità che dev’essere rispettata e non oltraggiata dal degrado della bestemmia, dall’insulto gratuito, dal pregiudizio ostentato nei confronti di chicchessia.
A proposito di bestemmie, è di queste ore la notizia che anche il comico Gianluca Impastato ne avrebbe pronunciato una che si andrebbe ad aggiungere a quelle già collezionate nel corso delle varie edizioni.
Un programma televisivo deve informare, intrattenere, fungere da stimolo e per certi versi anche educare.
Se la televisione è lo specchio della realtà, sarebbe bello che riflettesse, della realtà, quel lato di noi che ci fa vergognare di meno.
Così non è, anche se ci pare.