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"Alcuni governi hanno preso misure esemplari, con priorità ben definite, per difendere la popolazione. Ma ci stiamo rendendo conto che tutto il nostro pensiero, ci piaccia o non ci piaccia, è strutturato attorno all'economia. Si direbbe che nel mondo finanziario sacrificare sia normale. Una politica della cultura dello scarto. Da cima a fondo". Sono le parole di papa Francesco, in un'intervista allo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh sulla crisi mondiale provocata dalla pandemia, la cui traduzione italiana è pubblicata da Civiltà Cattolica.
"Penso per esempio alla selettività prenatale - spiega Bergoglio - oggi è molto difficile incontrare per strada persone con la sindrome di Down. Quando la si vede nelle ecografie, li rispediscono al mittente. Una cultura dell'eutanasia, legale o occulta, in cui all'anziano le medicine si danno fino a un certo punto".
"Penso all'enciclica di papa Paolo VI, la Humanae vitae - prosegue l'intervista - la grande problematica su cui all'epoca si concentravano i pastoralisti era la pillola. E non si resero conto della forza profetica di quell'enciclica, anticipatoria del neomalthusianismo che stava preparandosi in tutto il mondo. È un avvertimento di Paolo VI riguardo all'ondata di neomalthusianismo che oggi vediamo nella selezione delle persone secondo la possibilità di produrre, di essere utili: la cultura dello scarto".
"I senzatetto restano senzatetto - spiega ancora il pontefice - giorni fa ho visto una fotografia, di Las Vegas, in cui erano stati messi in quarantena in un parcheggio. E gli alberghi erano vuoti. Ma un senzatetto non può andare in un albergo. Qui la si vede all'opera, la teoria dello scarto. Questa crisi ci tocca tutti: ricchi e poveri. È un appello all'attenzione contro l'ipocrisia. Mi preoccupa l'ipocrisia di certi personaggi politici che dicono di voler affrontare la crisi, che parlano della fame nel mondo, e mentre ne parlano fabbricano armi. È il momento di convertirci da quest'ipocrisia all'opera. Questo è un tempo di coerenza. O siamo coerenti o perdiamo tutto".
"Oggi, in Europa, quando si cominciano a sentire discorsi populisti o decisioni politiche di tipo selettivo non è difficile ricordare i discorsi di Hitler nel 1933, più o meno gli stessi che qualche politico fa oggi". E alla domanda se nell'attuale cirsi si possa scorgere una prospettiva di conversione ecologica, il Papa risponde: "Dice un proverbio spagnolo: 'Dio perdona sempre, noi qualche volta, la natura mai'. Non abbiamo dato ascolto alle catastrofi parziali. Non so se sia la vendetta della natura, ma di certo è la sua risposta".