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A 15 anni subisce un intervento per un tumore al cervello. Un’operazione delicata andata fortunatamente a buon fine. Comincia, poi, la sua vita come volontario per aiutare i bimbi orfani nei luoghi più remoti del pianeta. Ha deciso di viaggiare per tutto il mondo assaporando ogni più piccola sfumatura di vita. Il suo primo viaggio è in Lituania nel 2006, da allora Andrea non si ferma e arriva a Pitermatysbug, Emirati Arabi, Nepal, India, Cambogia, Vietnam, Brasile, Ecuador, Colombia, New York e tanti altri.
Lo definiscono “l’ambasciatore del sorriso” è nato a Ragusa 31 anni fa. Ha il cuore puro di un sognatore, una geografia emotiva particolare e tutte le carte in regola per essere speciale. Il suo progetto di vita è semplice, ma straordinario al tempo stesso: compiere attività umanitarie visitando gli orfanotrofi sparsi per il mondo e regalando sorrisi ai piccoli orfani e ai bambini che vivono per strada portando loro gioia e buonumore. Zaino in spalla, scarpe comode e tanta voglia di dare luce, il giovane giramondo viaggia muovendosi all’unisono con l’anima di chi lo incontra. Sorrisi intensi e potenti caratterizzano il suo cammino e, poco alla volta, diventano emozioni e ricordi che, ogni giorno di più, fanno di lui “il ragazzo del sorriso”.
Ciao Andrea è davvero un piacere averti qui con noi. Ci racconti quando e come nasce la tua voglia di migliorare la vita dei bimbi meno fortunati e qual è il tuo obiettivo?
“La mia voglia di aiutare i bambini meno fortunati nasce, molto probabilmente, dal fatto che io sono cresciuto senza un papà e questo quando vivi in un piccolo paese si fa sentire. L’assenza di un padre ha contribuito a far nascere in me l’esigenza di rendermi utile per altri bimbi sfortunati (come mi sentivo io) e far avere loro quell’affetto paterno che a me è mancato. Quando poi, ho toccato con mano le vere difficoltà della vita, mi sono reso conto di essere stato, invece, molto fortunato ad aver avuto una “mamma super”. Lei è stata due genitori al prezzo di uno (ride) e mi è sempre stata accanto. Il mio obiettivo? Provare a diffondere più amore possibile in questi bimbi e soprattutto fare in modo che non provino mai odio o rancore verso nessuno”.
Se chiudi gli occhi e pensi al tuo primo viaggio cosa ti viene in mente?
“I miei primi viaggi sono molti: c’è quello fatto da solo, quello con la mamma fuori dall’Italia, quello con le colonie estive. Per quanto riguarda, invece, il mio primo viaggio umanitario, se chiudo gli occhi mi rivedo a 19 anni a Pitermatysbug, un paese del Centro Africa. I bambini incontrati in quel paese sono stati la mia salvezza. Avendo problemi con la memoria a breve termine a causa dell’operazione per un tumore al cervello che mi ha colpito quando ero ragazzino, incredibilmente al mio ritorno da quel viaggio ricordavo ogni dettaglio: i volti, le persone gli incontri e ogni cosa che ho fatto, pertanto ho davvero pensato di essere guarito. Invece no. Ho scoperto, poi, che tutto ciò che tocca le nostre emozioni passa, automaticamente, dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine ed è stato per me qualcosa di meraviglioso, impossibile da dimenticare”.
Adesso dove ti trovi?
“In questo momento mi trovo in Sicilia, questa estate sono stato in Iraq. Prima di Natale in Serbia, Ucraina, Moldavia, Romania, Macedonia del Nord, Bulgaria e tanti altri paesi proprio per andare a giocare con più bambini possibile. Adesso sono fermo perché ho avuto il Covid, fortunatamente senza conseguenze. A breve spero di ripartire, anche se non so per quanto tempo ancora potrò continuare a vivere di viaggi. Si cresce e si desidera fare anche altro”.
Chi è il bambino che ti ha regalato l’emozione più grande che ancora conservi nel cuore?
“É stato un piccolino di 8 anni in Uganda. Io vedo negli occhi di ogni bimbo il “mio” Dio perché sono un “diversamente ateo”, ma nei suoi vedevo tante divinità insieme, erano luce pura. Gli ho chiesto: “perché sei così felice?” e lui mi ha risposto: ”Sai Andrea, ho saputo di essere stato adottato e domani, per la prima volta, potrò conoscere la mia mamma e il mio papà”. Per me è stata un’emozione incredibile; occhi lucidi e cuore a mille più di quando l’Italia ha vinto i mondiali nel 2006 e ho vissuto quell’emozione stratosferica!” (ride)
Hai mai avuto paura?
“Dopo l’intervento per il tumore al cervello pensavo di non poter provare più paura, come se in qualche modo, mi avessero compromesso quella parte del cervello deputata a questo sentimento. Praticavo mille sport estremi sempre con disinvoltura e leggerezza, senza mai provare la benché minima sensazione di disagio o di paura. Poi, durante il mio viaggiare intorno al mondo per visitare gli orfanotrofi, arrivato in Colombia ho subito un tentato omicidio. Nel momento in cui quel coltello sfondava la porta di legno compensato, dietro la quale avevo cercato protezione, ho capito di poter provare ancora paura e con il senno di poi ho ringraziato l’uomo che voleva uccidermi perché mi ha permesso di capirlo. Il mio scopo è sempre quello di trovare il lato positivo anche in quelle situazioni che di positivo hanno ben poco”.
Cosa sognava Andrea Caschetto da bambino?
“Da bambino sognavo di fare il magistrato, ma dopo l’intervento e i conseguenti problemi di memoria, ho dovuto cambiare sogno nel cassetto. Nonostante io abbia delle particolari tecniche di memoria, appunto, che mi permettono di ricordarmi varie cose, al momento non potrei certo ricordare gli articoli della Costituzione italiana, per esempio.”
Come definiresti “il sorriso” usando un unico aggettivo?
“Non so se può essere comprensibile la mia risposta, ma definirei il sorriso stesso un aggettivo qualificativo”.
È difficile riuscire a trovare “la bellezza” in quei luoghi dove non c’è?
“La bellezza è proprio riuscire a vedere il sorriso dei bambini dove non c’è nulla, dove c’è solo povertà e sporcizia, ma anche dove c’è ricchezza. Ovunque. Osservare come loro riescono ad essere felici facilmente con le piccole cose, giocando per strada o guardando le nuvole. È impossibile non riuscire a trovare la bellezza. Dobbiamo essere capaci di goderci ogni più piccola felicità…per noi e per tutte le persone che incontriamo in questo mondo”.