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Dottoressa Paniz, può spiegare ai nostri lettori il motivo per cui il pellet ha subito questa forte impennata?
“La guerra in Ucraina, l’embargo contro Russia e Bielorussia, la competizione con il segmento industriale, la domanda europea ancora molto sostenuta, le difficoltà sul fronte della logistica sono le principali concause che spiegano il rialzo del prezzo del pellet degli ultimi mesi. Il mercato del pellet sta attraversando una vera e propria “tempesta perfetta”, alimentata da un insieme di fattori concomitanti. L’approvvigionamento di pellet del mercato italiano dipende dalle importazioni, che prevalgono rispetto alla produzione nazionale. Il bando alle importazioni di legname proveniente da Russia e Bielorussia e l’ovvia riduzione dei flussi ucraini, hanno determinato una contrazione diretta del mercato italiano del pellet non inferiore al 10% delle quantità commercializzate annualmente nel nostro Paese. Indirettamente, le sanzioni economiche hanno anche comportato la riduzione di materia prima idonea alla produzione di pellet in Europa. Infatti, i divieti all’importazione investono l’intero settore del legname – non solo il pellet – la cui lavorazione negli stabilimenti europei rendeva disponibili ingenti quantità di scarti e residui (segatura) da cui era possibile produrre pellet. Allo stesso tempo, nazioni come Regno Unito, Paesi baltici e dell’Europa centro-settentrionale, che si approvvigionavano di più da Russia e Bielorussia, hanno ridotto le proprie esportazioni per soddisfare i fabbisogni interni e i flussi d’export residui hanno subìto repentini rialzi di prezzo. A livello europeo, l'interruzione dell’approvvigionamento da Russia, Bielorussia e Ucraina ha creato una carenza complessiva stimata in circa 3 milioni di tonnellate di pellet. Paesi come Bosnia Erzegovina, Ungheria e Serbia hanno introdotto misure protezionistiche per tutelare i propri mercati interni, accentuando in questo modo le difficoltà del commercio internazionale.
All’aumento della competizione interna al segmento domestico del mercato del pellet, si è aggiunta quella del settore industriale, cioè delle grandi centrali nord-europee alimentate a biomasse per la produzione elettrica e cogenerazione. Lo shock nei prezzi dell’energia ha spinto tali impianti ad aumentare la produzione energetica da fonti alternative a quelle tradizionali, divenute ben più convenienti, intensificando l’approvvigionamento di pellet. Per questo motivo oggi il segmento premium (domestico) si trova a non poter competere con i prezzi a causa della concorrenza del settore industriale di Paesi come Regno Unito, Belgio, Danimarca e Paesi Bassi, disposto all’acquisto di pellet anche a prezzi molto elevati, comunque convenienti rispetto ad altre opzioni energetiche.
Alle cause esterne si aggiungono quelle interne al settore, a cominciare dall’aumento della domanda di pellet in Europa, dovuto all’andamento positivo delle vendite e delle nuove installazioni di generatori di calore a pellet (stufe e caldaie) in alcuni Paesi, in particolare Francia e Austria, e all’impennata dei costi energetici stimolata dalle politiche attive adottate in diversi Paesi europei per il superamento della dipendenza dalle fonti energetiche fossili. La domanda di pellet in Europa si è sviluppata velocemente e l’offerta deve ancora reagire e adattarsi pienamente ai nuovi livelli richiesti dal mercato. A tutto questo va aggiunto il nervosismo del mercato e dei consumatori che, avvertendo un rischio di interruzione degli approvvigionamenti durante la stagione invernale, talvolta reagiscono irrazionalmente acquistando più materiale di quanto non sia effettivamente sufficiente a scaldare la propria abitazione. Anche i comportamenti individuali, quindi, concorrono ad alimentare la diminuzione della disponibilità di pellet sul mercato.
Alla base di questa “tempesta perfetta” ci sono quindi condizioni oggettive e non meramente speculative. Tutte le associazioni europee concordano sul fatto che il mercato europeo del pellet saprà reagire alle attuali sollecitazioni con un aumento dei livelli produttivi, anche se i processi di adeguamento dei livelli d’offerta avranno bisogno del giusto tempo per essere realizzati compiutamente. È prevista per il 2023 l’inaugurazione di 11 nuovi impianti produttivi in Austria, in Francia la capacità produttiva nazionale potrebbe addirittura raddoppiare entro il 2028 e, anche in Italia, registriamo un nuovo e recente interesse per l’insediamento di nuovi impianti locali di produzione di pellet.”
Quali sono i maggiori produttori di pellet in Europa? Qual è il principale Paese-partner dell’Italia? Ci può fornire anche qualche dato?
“L’Italia è il primo mercato europeo per il consumo di pellet di legno, circa 3 milioni di tonnellate all’anno. I Paesi del Centro e del Nord Europa sono i principali mercati di approvvigionamento del pellet utilizzato in Italia. Tra i principali fornitori italiani di pellet si possono citare Austria, Francia e Germania, ma l’Italia importa pellet da molti altri Paesi europei, compresi i Paesi Baltici e dell’Est Europa. L’import da Russia, Bielorussia e Ucraina pesava per circa il 10% dei flussi italiani, ma il blocco di questi mercati e l'embargo ha inevitabilmente causato ripercussioni in tutta l'area UE.”
I consumatori si trovano spaesati e preoccupati. Il costo del pellet oggi varia tra i dieci e i tredici euro per un sacco da 15 kg. Secondo lei, la situazione, con un forte impulso politico, potrà essere risolta? o quantomeno tamponata?
“Per superare questa situazione, e impedire che si ripresenti in futuro, sarà fondamentale per l’Italia ridurre la propria dipendenza dalle importazioni estere. Per farlo è necessario adottare delle iniziative concrete a sostegno della filiera legno energia, a cominciare dalla realizzazione di nuovi impianti di produzione di pellet da parte delle industrie di prima lavorazione del legno. La produzione nazionale di pellet è stabile proprio per la difficoltà di reperire sul territorio nazionale materia prima adatta alla produzione di pellet di qualità, ossia segatura, refili, sciaveri e in generale scarti derivanti dalla prima lavorazione di legno scortecciato.
Come è noto, le capacità di lavorazione e trasformazione del legno da parte del comparto lignicolo italiano sono largamente inferiori rispetto a quelle di competitor come ad esempio l’Austria, con la conseguenza e il paradosso che spesso il legno prelevato nelle aree del nord Italia viene inviato oltre frontiera per una prima lavorazione, riacquistato nella forma lavorata ed impiegato delle filiere italiane, con costi inutilmente elevati per produttori e consumatori, a fronte di una grande opportunità per la creazione di distretti del legno, posti di lavoro, crescita economica di indotto e affermazione di processi produttivi del legno completamente Made in Italy.
Per utilizzare meglio e in modo sostenibile la risorsa legnosa presente in Italia è importante puntare al consolidamento e alla nascita di nuove imprese forestali, supportando la realizzazione di piattaforme logistico-commerciali a scala regionale. È fondamentale sostenere investimenti da parte di industrie di prima lavorazione del legno finalizzate anche alla realizzazione di impianti di produzione di pellet e per la realizzazione di moderni impianti tecnologici a biomasse per la produzione di calore e la micro e minicogenerazione ad alto rendimento. Infine, per combattere la povertà energetica, è necessario agire sulle imposte che incidono maggiormente sui redditi bassi, come l’IVA, ripensando anche ad un’aliquota agevolata per tutti i biocombustibili.”
Conviene acquistare adesso o aspettare l’inverno?
"Le attuali condizioni di mercato rendono difficile fare previsioni accurate, ciononostante mi sento di proporre alcuni suggerimenti sempre validi, ad esempio evitare di acquistare il pellet all’inizio della stagione invernale, quando le condizioni del mercato sono più soggette a possibili sbalzi.
Altrettanto importante è avere a disposizione una stima corretta del quantitativo di pellet necessario al riscaldamento domestico per la prossima stagione, in modo da pianificare per tempo l’acquisto della giusta quantità, senza fare scorta per le prossime stagioni termiche, contribuendo così a tenere la domanda sotto controllo in attesa di un riallineamento del mercato. I produttori europei sono infatti sicuri che il mercato riuscirà a rispondere a questa crisi con un aumento della produzione, anche se la prossima stagione sarà comunque dura. Le variabili in gioco sono numerose: molto dipenderà anche dall’andamento dei prezzi di altre fonti energetiche nel corso dell’autunno e dell’inverno, soprattutto del metano. Sarà difficile che la situazione attuale possa risolversi già nel corso della stagione termica in arrivo, durante cui i flussi d’importazione da Paesi come Germania, Austria e Paesi baltici diminuiranno fisiologicamente. È perciò utile che i consumatori continuino a pianificare oculatamente e preventivamente i propri acquisti insieme ai rivenditori di fiducia, in modo da non concentrare gli acquisti nel solo periodo invernale. Simili raccomandazioni sono state rilasciate da diverse organizzazioni europee e associazioni del pellet, tra cui Francia, Austria e Svizzera."
Ringraziamo la dottoressa Annalisa Paniz, Direttrice Generale di AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) per l'intervista.