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A tre giorni dalle elezioni e in occasione della Giornata Internazionale dell'aborto sicuro, il dibattito sulla legge 194 che regola l'interruzione volontaria di gravidanza si riaccende. Presidi e mobilitazioni si sono svolti in quasi tutte le Regioni d'Italia per rivendicare l'aborto "libero, sicuro e gratuito".
A Milano, Roma, Bologna, Cagliari, Brescia, Palermo, Catania, Firenze, Verona, Genova, Reggio Calabria, Modena, Napoli, Catania, Torino le militanti di 'Non Una di Meno', sono scese nelle piazze, - circa 50 per le promotrici - con lo slogan: "Siamo furiosə. Risale la marea fucsia!".
Sono scese in piazza con le "sorelle iraniane nel cuore" perché "la loro lotta è la nostra nostra lotta" ricordando così la morte della 22enne Mahsa Amini, avvenuta dopo il suo arresto a Teheran per avere indossato male il velo. Presidi a cui hanno partecipato studenti, operatori dei consultori e dei centri antiviolenza per ricordare che dall'inizio dell'anno sono "73 le vittime della violenza di genere".
E quest'anno ad alimentare la 'furia' del movimento è l'affermazione elettorale di Giorgia Meloni e della destra definita da chi manifesta "razzista e antiabortista". Per le militanti del movimento femminista 'Non una di Meno" una premier donna come Giorgia Meloni "non è una vittoria delle donne" visto che "vuole garantire il diritto a 'non abortire', cancellare i diritti delle persone transgender e l'educazione alle differenze".
Nel presidio di Roma, tra le centinaia di persone anche le esponenti del Pd Debora Serracchiani, Cecilia D'Elia, Monica Cirinnà ed una falsa Giorgia Meloni, interpretata da una delle militanti. Tra i tanti slogan ritmati dalla piazza: "L'aborto non è reato, obiezione di coscienza violenza dello Stato". Di contro a nulla sono valse le assicurazioni della stessa Meloni, e dei suoi fedelissimi, sull'intenzione di non toccare l'impianto della 194.
Anche se nel Consiglio Regionale della Liguria il gruppo di Fdi si è astenuto durante la votazione di un ordine del giorno sul 'diritto delle donne di scegliere l'interruzione volontaria di gravidanza' e una loro proposta di legge regionale del 2021 prevede anche sportelli pro vita negli ospedali. Per il coordinatore nazionale di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli "gli esponenti di Fdi, anche in Liguria, sono pienamente convinti che bisogna attuare la legge 194 ma volevano emendare per parlare anche dell'articolo 5 che garantisce anche a chi a dei dubbi o è in difficoltà economica" sottolineando che "non c'era la volontà di indebolire e eliminare la legge 194 ma di rafforzarla in tutte le sue parti".
Da tempo "Non una di meno" denuncia che in Italia l'obiezione di coscienza del personale medico è arrivata a "quasi al 70%", c'è una costante riduzione dei consultori "molto meno di uno ogni 20.000 abitanti" e mancati investimenti sull'educazione sessuale e sulla contraccezione gratuita. Un invito a riflettere e soprattutto a difendere la 194 viene dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, mentre a giudizio della Rete Umbra per 'Autodeterminazione: 'Il nuovo governo Meloni non toccherà la legge 194, e probabilmente sarà così, ma basta non applicarla e rendere impossibile e difficile il percorso, non dare informazioni, chiudere i consultori, cambiare operatori" per rendere difficile la vita alle donne.
Per Alessia Centioni di Azione "il solo modo per rafforzare la legge 194 è assicurare la sua concreta attuazione". Fuori dal Coro Pro Vita & Famiglia che chiede al nuovo Governo "di impegnarsi a far sì che nessuna madre si trovi costretta ad abortire perché spaventata o troppo povera per avere un figlio".