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“Non lo so come è potuto accadere, ma il bird strike (impatto con volatili) non si vede quasi mai, il nostro lavoro è fatto esclusivamente per prevenire questo tipo di incidenti”.
A parlare è Giovanni Paone, falconiere in servizio all’aeroporto di Torino – Caselle che ha raccontato al Corriere della Sera le misure di prevenzione per evitare che gli stormi di uccelli creino problemi agli aerei nelle fasi di decollo o atterraggio. L’ipotesi più plausibile è quella del bird strike: i volatili potrebbero essere stati risucchiati dall’unico motore dell’MB339 acrobatico, causando il guasto ed il conseguente schianto.
“La Sagat ( società che si occupa della gestione dell’aeroporto di Torino, ndr) resta all’avanguardia in termini di sicurezza, possiamo dire ciò che vogliamo, speculare e cercare di capire. A Torino hanno sempre lavorato al massimo, parliamo di uno degli aeroporti più sicuri al mondo” dice l’uomo.
Open.online, riprendendo La Repubblica, ha riferito che intorno alle 15, meno di due ore prima della tragedia, la situazione intorno alla pista è stata dichiarata priva di rischi, e il falconiere mandato a casa. In assenza di segnali di pericolo e di anomalie rilevate dai radar, il via libera al decollo è arrivato, ma quasi due ore dopo..
Chi lavora in aeroporto lo ha sussurrato: “Gli stormi, a Caselle, nei prati che costeggiano la pista, sono presenti sempre, se sono a fondo pista, a terra, è impossibile vederli”. Come spiegano gli esperti, addetti al lavoro di deterrenza con falchi intorno alla pista, “la presenza del predatore scoraggia quella della preda, inducendola ad allontanarsi”; tuttavia i volatili non abbandonano l’area e possono farvi ritorno.