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La cosa che colpisce maggiormente di Irina Nazarova, 36enne ucraina originaria di Kiev che vive e lavora in Italia dal 2011, oltre la sua bellezza indescrivibile, è la tenacia che si legge nei suoi magnifici occhi azzurri. Tenacia che da 10 giorni abbiamo potuto vedere in tutto il popolo ucraino, deciso a combattere con ogni mezzo e ad ogni costo, per difendere la propria terra e tutto ciò che ama dalla brutale invasione russa.
“Putin deve immediatamente abbandonare l’Ucraina, sta letteralmente facendo un genocidio sia del popolo ucraino che di quello russo. In 9 giorni sono morti circa 10mila soldati russi, ho visto decine di video di militari russi fatti prigionieri e loro stessi chiedono dì non rimandarli in Russia, perché hanno paura che li ammazzano”.
Irina vive a Lodi, dove si era trasferita con la figlia attualmente 17enne e con la madre che purtroppo è venuta a mancare nello scorso ottobre. Fa la Fashion Buyer e lavorava anche con il mercato russo, almeno fino a quando non è scoppiato questa assurdo conflitto che sembra non avere fine.
Irina si è rivolta ai microfoni di Sardegna Live per esprimere il proprio malcontento e la propria frustrazione per la situazione del suo Paese, dove ha tanti amici e conoscenti che sente ogni giorno con il cuore a mille, ma anche per tutte le teorie che imperversano sui social. Teorie quasi filorusse che giustificano ciò che sta accadendo in Europa e il gesto folle del leader del Cremlino.
“Ciò che vedo nei social network della popolazione russa e di alcuni miei amici è una psicosi di massa che fa ripetere le frasi: ‘Dov'eri 8 anni fa?’ Senza nemmeno analizzare che nel Donbass c’era una grande vita, e nessuno ha mai sparato nessuno fino al 2014, oppure ‘Stanno venendo a salvarti dai nazisti’ detto da persone che non sono mai state in Ucraina e nessuno è mai riuscito a spiegarmi cosa sia il nazismo ucraino; e la ciliegina sulla torta: ‘Se non avessimo attaccato, la NATO avrebbe attaccato noi Domani’. È come andare in giro per strada e ammazzare tutti di fila perché pensi che potrebbero ucciderti, si fa una guerra alle intenzioni. Ci vorrebbe una clinica per disturbi paranoici e psicosi di massa".
E continua: “Sui canali russi hanno aumentato il tempo di propaganda-show di Soloviev e Skabeeva, introdotto pene fino a 15 anni per diffondere informazioni veritiere sulla guerra del Cremlino "scomode", è vietato chiamare “guerra” ciò che sta succedendo, i deputati urlano che devono essere "sparati" come negli anni '40, la Duma di Stato ha introdotto un disegno di legge sulla coscrizione al servizio militare nel Donbass”.
Parlando del leader di Mosca, dice: “Putin, più che delle sanzioni, della NATO, degli oligarchi, ha paura di un’eventuale ribellione del suo popolo, perché in quel caso il suo potere si sgretolerebbe. Ha bisogno di schiavi sottomessi, quindi deve intimidire, trasformare tutti in zombie, e creare psicosi di più come faceva Hitler”.
“Io non ho più parenti in Ucraina, ma ho tantissimi amici che stanno lì. Li sento ogni giorno: a Kharkov alla mia amica hanno bombardato la casa che ha preso fuoco. Il palazzo in cui vive sua mamma è stato distrutto per metà da un missile. Un’altra mia amica a Kiev da 9 giorni sta nella metropolitana con due figli. Altri hanno cercato di avvicinarsi più al ovest del Paese”.
Continuando a parlarci delle persone a lei care rimaste in Ucraina: “Il papà di mia figlia vive a Sumy, che è proprio al confine con la Russia. Dice che ogni giorno passano centinaia di carri armati russi che vanno verso Kiev; l’altro ieri mi ha detto che un carro armato ha bombardato una casa, senza motivo, sono morti alcuni suoi conoscenti che ci vivevano. Ieri sera mi ha raccontato che i russi hanno sparato il benzinaio fuori città e hanno ammazzato due ragazzi di 25-27 anni. Nelle città vicino la gente non ha gas e acqua calda perché i russi hanno distrutto centraline La gente sta vivendo un incubo”.
Irina attualmente si sta occupando a Lodi della raccolta di medicinali, cibi, vestiti per i profughi ucraini e per i civili rimasti nel Paese. Un gesto di vicinanza, solidarietà e amore, vista la situazione che ci fa sentire del tutto impotenti.
Ma Irina, come i suoi connazionali, non si arrende: “Ho comprato tempo fa i biglietti per partire in Ucraina in aprile, e non li venderò: ci andrò. Io sono ucraina e ne sono orgogliosa! L'Ucraina sarà libera! Gloria all'Ucraina!”