È morta a soli 31 anni Jessica Foscarin. Dieci anni prima, come riporta TgCom 24, era stata operata per un neo che il medico aveva considerato sospetto, ma che l'esame istologico aveva definito benigno.

Poi nel 2020 ha scoperto un nodulo allo stesso seno e nello stesso punto dell’operazione di anni prima. La diagnosi è terribile: tumore maligno con metastasi che non le ha lasciato scampo: Jessica è morta nel 2022. Secondo i genitori, il fratello, il nonno e il compagno, si sarebbe potuta salvare se la prima diagnosi fosse stata corretta e per questo hanno fatto causa all’azienda sanitaria chiedendo il risarcimento danni quantificabile in oltre un milione di euro.

L’accusa, scrive Il Gazzettino, è che la giovane sia morta a causa dell’omessa diagnosi di un melanoma a seguito di un intervento di asportazione di un neo al seno. Per un presunto errore, infatti, quel piccolo neo nel referto istologico venne confuso con un neo benigno, non sottoponendo la ragazza, che allora aveva 19 anni, alle terapie. Dopo quell’operazione, infatti, Jessica aveva ripreso tranquillamente la sua vita e quel neo era caduto nel dimenticatoio fino alla comparsa del nodulo al seno nel 2021 e Jessica scoprì di essere recidiva da melanoma.

I medici non riuscivano a trovare l’origine del tumore fin quando proprio lei si è ricordata di quella piccola operazione: sono stati così riesaminati i vetrini, scoprendo che la prima diagnosi fosse sbagliata e che quel neo era maligno. Ma ormai era troppo tardi e la malattia si era già diffusa in tutto il corpo. A distanza di un anno dalla morte la famiglia chiede il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti all’azienda sanitaria l’Ulss 3

"L’esito dell’accertamento tecnico preventivo del tribunale non certifica responsabilità evidenti degli ospedali coinvolti in merito ad analisi e cure effettuate. Mettendo invece in luce la particolare difficoltà di diagnosi rispetto al caso clinico", fa sapere l’Ulss 3. I legali della famiglia hanno deciso in questi giorni di citare in giudizio l’Azienda sanitaria. "La somma risarcitoria richiesta dai legali della famiglia, particolarmente ingente, induce l’azienda sanitaria a svolgere con i propri legali e con la compagnia assicurativa ogni ulteriore e opportuna valutazione".