La Corte di giustizia Dell’Unione europea ha ribaltato la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che invece aveva sancito “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative” nei confronti degli enti ecclesiastici non commerciali, come scuole, cliniche e alberghi.

L’Italia ha quindi il diritto di reclamare la cifra delle tasse non pagate dalla Chiesa, che in base ai calcoli dell’Anci si aggira intorno ai 4-5 miliardi di euro.

La stessa Corte ha però respinto il ricorso riguardante l’Imu, l’imposta che ha sostituito l’Ici dal 2012 e che non prevedeva esenzioni per gli immobili dove venivano svolte attività economiche, anche se di proprietà della Chiesa.

La Corte di giustizia dell’Ue ha dunque accolto il ricorso presentato dalla scuola elementare Montessori di Roma e sostenuta dai Radicali. È “una sentenza storica, se l’Italia non dovesse recuperare gli aiuti, si aprirebbe la via della procedura di infrazione, con altri costi a carico dei cittadini italiani”, ha detto all’Ansa l’avvocato Edoardo Gambaro che , assieme al collega Francesco Mazzocchi, ha presentato il ricorso.

“La Commissione sarà obbligata a dare seguito alla sentenza della Corte di giustizia, emanando una nuova decisione e valutando, insieme allo Stato italiano, le modalità di recupero delle imposte non riscosse per lo meno dal 2006”, aggiunge Gambaro.  Il periodo considerato è quello dal 2006 al 2011, in cui, secondo stime dell’Anci, le tasse sugli immobili non pagate dalla Chiesa ammontano a circa 800 milioni l’anno.