La procura di Vercelli, nell'ambito di un’inchiesta sulle Rsa, ha indagato tre medici dell'ospedale della città che si rifiutarono di ricoverare tre anziani affetti di Covid-19. Tra i medici indagati c'è anche Roberta Petrino, responsabile del Dea, nota per le sue posizioni anti-Lega

Già da qualche settimana le procure di tutta Italia indagano sulla gestione dei malati di Covid-19 all'interno delle Rsa. Quella di Vercelli ha focalizzato la sua attenzione su una struttura del capoluogo piemontese dove sono deceduti 44 anziani.


Tra gli indagati, oltre al direttore e alla direttrice sanitaria della Rsa, ora si aggiungono tre medici accusati di omicidio colposo plurimo dopo essersi rifiutati di ricoverare all'ospedale Sant'Andrea di Vercelli cinque anziani che presentavano sintomi da Coronavirus. I dottori non avevano voluto ricoverare gli ospiti, che poi morirono tutti nel giro di una settimana, perché nell'ospedale c'era un solo posto libero ed era "meglio tenerlo per una persona giovane". Ora gli inquirenti vogliono capire come sono andate effettivamente le cose, se all’ospedale c’era veramente un solo posto. Quelle dei medici sono state scelte dure costate la vita a 5 pazienti. 


Tra i medici, (come riporta un articolo uscito oggi sulle pagine locali de La Stampa), c'è anche Roberta Petrino, primario del pronto soccorso di Vercelli, nota alle cronache non solo per essere sopravvissuta al Coronavirus, ma anche per i suoi ripetuti attacchi nei confronti della Lega. Lo scorso 22 febbraio, infatti, la Petrino rilanciò sul suo profilo Twitter un post del docente Matteo Flora che, a poche ore dalla scoperta dei primi casi accertati di Coronavirus, scrisse: "C'è qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che, mentre si vomitava bile sulle malattie portate dallo sporco povero, il gretto migrante, il barcone affollato, il Coronavirus viaggiava in business con i manager padani. Se Dio esiste ha un fine senso dell'umorismo".