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Oggi è la Festa della Donna, un evento che vorremmo fosse quotidiano, ricco di concretezza, di positività, mentre, purtroppo, non sempre è così. Troppo spesso, infatti, accade l’esatto contrario, ovvero le persistenti disparità di genere, il lutto, anche quello estremo, a danno della grande quanto amorevole Figura che ci ha generati.
Ed è proprio per questo che non sarà mai vera Festa sino a quando la Donna subirà discriminazioni, violenze, mutilazioni e soprusi e morte perché tale, perché Donna.
All’8 marzo in suo onore si arriva per effetto del clima politico di inizio ‘900, quando diventarono sempre più forti le proteste e le rivendicazioni delle donne contro lo sfruttamento, i bassi salari, le discriminazioni sessuali e il rifiuto al diritto di voto.
Fu negli Stati Uniti che si celebrò il 23 febbraio del 1909 la prima Giornata della Donna. Nello stesso primo decennio, la ricorrenza, Woman’Day, ebbe in Europa e in Russia, ma in giorni e mesi diversi.
La scelta comune dell’8 marzo risale al dicembre del 1977, quando l’ONU stabilì la “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”.
Dunque, oggi è sì Festa della Donna in virtù delle conquiste dei loro diritti, ma si è ancora lontani da quella grande Festa così come vorremmo che fosse. E sarà tale soltanto quando diventerà concreto quel riscatto al femminile che contrappone la donna e l’uomo in posizioni di contrasto tanto forti quanto lo stesso amore che lega entrambi spesso o, peggio ancora, sistematicamente solo a parole, oppure, in troppe parti del mondo, neanche quelle, con conseguente negazione della speranza.
Che è quella che vede l’uomo e la donna identificare in se stessi, nella loro quotidianità, un reciproco debito di riconoscenza per il quale le due vite devono scorrere parallele e sullo stesso piano, in qualsiasi contesto famigliare, sociale e politico in cui si possano trovare entrambi.
Anche riguardo al simbolo floreale che inneggia alla giornata di oggi e che è rappresentato dalla bellissima e rasserenante mimosa – fiore voluto dall’Unione Donne Italiane (UDI) nel 1946 – non bisogna mai dimenticarne, dal profondo del cuore, l’etimo del termine di origine spagnola che vuole dire “carezza”, ovvero mai tradimento dell’amore verso le donne e dei loro diritti.
Dunque, è proprio all’insegna della carezza che oggi celebriamo lo splendore e la bellezza della Donna, la quale, ovunque si trovi nel mondo, è la grande Figura cui noi uomini dobbiamo essere eternamente grati perché è lei che dà alla luce un figlio e illumina il mondo, anche là dove la sua stessa luce vuole essere offuscata da violentatori o carnefici da lei medesima partoriti. Grati in che modo? Ce n’è uno solo: la cultura dell’amore, cui sono strettamente legati i valori del rispetto e della democrazia, della solidarietà e della tolleranza.
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Sorridi donna
Sorridi sempre alla vita
Anche se lei non ti sorride.
Sorridi agli amori finiti
sorridi ai tuoi dolori
sorridi comunque.
Il tuo sorriso sarà
luce per il tuo cammino
faro per naviganti sperduti.
Il tuo sorriso sarà
un bacio di mamma,
un battito d’ali,
un raggio di sole per tutti.
Alda Merini