PHOTO
"Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis". Così Alfredo Cospito in un passaggio di una lettera, letta durante la conferenza stampa in Senato a cui partecipano l'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell'anarchico in sciopero della fame, e il professor Luigi Manconi. "Settecentocinquanta persone lo subiscono senza fiatare" aggiunge. "Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini, ma articoli per riviste anarchiche: mi era permesso di leggere quello che volevo, di evolvere". "Sono convito che la mia morte - si legge in un altro passaggio della lettera di Alfredo Cospito resa pubblica dalla difesa e che ha superato la censura - porrà un intoppo a questo regime e che i 750 che subiscono da decenni il 41 bis possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto. Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei scambiare la mia vita con quella di un altro. È proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza".
"Faremo ricorso alla Cedu. Riteniamo che esistono diversi profili da portare davanti alla corte di Strasburgo. Stiamo analizzando la possibilità di richiedere un provvedimento d'urgenza". Ad annunciarlo l'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell'anarchico Alfredo Cospito in sciopero della fame, nel corso della conferenza stampa al Senato a cui partecipa anche Luigi Manconi. "Il fisico è estremente provato, ha perso circa 50 kg. Ritenere che possa dare ordini, un evidente ossimoro per un anarchico, gli fa vivere questa condizione detentiva al 41bis come una violenza ed è determinato ad andare avanti". "Dopo la pronuncia della Cassazione ha voluto sospendere gli integratori ma il morale è fiero, determinato e convinto delle proprie ragioni e speranzoso - ha spiegato il difensore di Cospito - di vincere la sua battaglia, una battaglia per la vita. Non ha aspirazioni suicide". "Non comunicando con l'esterno da nove mesi non può essere istigatore di proteste e azioni violente" aggiunge il suo legale. "Penso lo abbiano fatto diventare un simbolo - ha detto l'avvocato Flavio Rossi Albertini a margine della conferenza stampa in Senato - e probabilmente se questa storia dovesse proseguire ulteriormente, rafforzeranno ancora di più il simbolo. Ma qualcuno l'ha determinato, l'ha voluto, e oggi questo si è realizzato: non è una questione addebitabile a Cospito".
Gli anarchici torneranno in piazza domani a Milano, dopo il presidio di venerdì scorso a Roma davanti alla Corte di Cassazione, in attesa della decisione sul ricorso - poi bocciato - in cui si chiedeva la revoca del 41 bis per Alfredo Cospito. A partire dalle 18, davanti alla sede di Fratelli d'Italia in corso Buenos Aires, è previsto un presidio solidale con l'anarchico in sciopero dalla fame da ottobre scorso. ''È finito il tempo delle manifestazioni e dei cortei - hanno detto gli anarchici in piazza a Roma venerdì scorso -. Da oggi inizia il momento della lotta. Non lasceremo morire Alfredo senza tentare il tutto per tutto. Lui mette in gioco la sua vita e noi mettiamo in gioco la nostra. Se Alfredo muore sarà l'inferno per i ricchi in questo paese, sarà lotta". E proprio con lo slogan ''la lotta non finisce'' alcuni siti dell'area anarchica hanno annunciato un corteo per sabato a Torino, che è attentamente monitorato dalle forze dell'ordine. Continua, intanto, anche la battaglia legale con l'avvocato Flavio Rossi Albertini che oggi ha annunciato il ''ricorso alla Cedu''. ''Riteniamo che esistono diversi profili da portare davanti alla corte di Strasburgo - ha detto nel corso della conferenza stampa al Senato organizzata con Luigi Manconi -. Stiamo analizzando la possibilità di richiedere un provvedimento d'urgenza". Nel corso della conferenza è stata letta una lettera in cui l'anarchico si dice ''pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis".
Cospito, che era detenuto da oltre 10 anni al Bancali di Sassari per la gambizzazione dell'allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, ha perso circa 50 kg da quando è in sciopero della fame. Per le precarie condizioni di salute, è stato prima trasferito nel penitenziario di Opera a Milano poi al reparto di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo di Milano. Lunedì scorso è stato dimesso dal nosocomio e trasferito di nuovo nel Sai, servizio di assistenza integrata, dell’istituto penitenziario di Opera. Esponente della Federazione anarchica informale, Cospito è anche accusato di strage per due ordigni esplosi nei pressi della scuola allievi carabinieri di Fossano nel cuneese nel 2006, che non provocarono feriti.