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Le difficoltà nel crescere la figlia di una vittima di femminicidio e il racconto di come è morta. Di questo e molto altro ha parlato, in una lunga intervista a La Stampa, la madre di Melania Rea, la 28enne uccisa dal marito Salvatore Parolisi nell’aprile 2011.
Allora la figlia di Melania e Salvatore – che porta proprio il nome della nonna materna, Vittoria – aveva 18 mesi. Oggi ne ha 13 e nel 2020 ha ottenuto la possibilità di cambiare cognome, dopo aver saputo la verità. A raccontarle come sono andate le cose è stata la nonna. Già all’età di 3 anni la piccola Vittoria ha iniziato a fare domande sulla sua mamma e i nonni le hanno risposto “che era morta. Che l'avevano uccisa e abbandonata in quel bosco. E che in quel bosco c'era anche suo padre".
“Siamo andati per gradi, ovviamente” ha precisato la madre di Melania nell’intervista a La Stampa. “Gli esperti ci hanno raccomandato di dire sempre la verità, nel giusto modo, perché i bambini non vanno presi in giro” ha aggiunto.
“Occorrono tanto coraggio, forza e pazienza. Tre ingredienti indispensabili per andare avanti. Il mio cuore era ed è ancora in lutto per la morte di mia figlia, ma mi sono dovuta fare forza per il bene di mia nipote. Certamente però da sola non ce l'avrei mai potuta fare” ha spiegato Vittoria Rea, che in tutti questi anni si è occupata della piccola assieme al marito Gennaro e al fratello di Melania, Michele. Ora, come ha raccontato la signora Rea, Vittoria “è una ragazzina serena e molto studiosa, frequenta il primo anno di liceo scientifico” e da grande vorrebbe “fare il magistrato. In qualche misura l'omicidio della madre l'ha segnata e per questo vuole occuparsi di legge, in particolare in difesa delle donne”.
Amarezza, invece, per i rapporti con la famiglia Parolisi. I contatti c’erano prima del Covid poi si sono interrotti ma, come raccontato dalla signora Vittoria, i parenti di Parolisi non si sarebbero scusati. “Non ci hanno mai detto ‘Ci dispiace”.