“Ho sconfitto il Covid “alla grandona” come dico io!”

Leandro Bartorelli, 37 anni musicista livornese, si esibisce sui palchi di tutta Italia e non solo.  Nick Mason, batterista e fondatore dei Pink Floyd, Paul Turner bassista dei Jamiroquai, Mike Rutherford chitarrista dei Genesis, The Edge, all’anagrafe David Howell Evans, chitarrista degli U2, sono solo alcuni degli artisti con i quali ha suonato e ha condiviso la stessa passione. Stimato insegnante di batteria ha pubblicato anche un suo metodo personale il “Fire drum”.

Prima di fare il vaccino anti Covid stava aspettando i risultati di alcuni esami clinici che l’avrebbero rassicurato circa il suo stato di salute, ma l’infezione lo ha colto di sorpresa: “una bruttissima esperienza, fortunatamente all’ospedale di Livorno dottori e infermieri sono stati eccezionali. Ringrazio di aver avuto accanto la mia compagna e tutti gli amici che mi hanno dimostrato davvero tanto affetto” racconta Leandro ai microfoni di Sardegna Live.

Da Bravo Bravissimo, quando ha solo 9anni, agli U2. Per lui la musica è passione pura, allievo di Tullio De Piscopo ha un curriculum musicale di tutto rispetto, l’esperienza con il Covid lo ha fermato solo per poco tempo.

“Io non prendo mai farmaci se non quelli per il raffreddore ogni tanto. In ospedale con il Covid, dai primi giorni di ricovero ho dovuto assumere medicine molto forti che mi hanno davvero spossato. Ma la cosa che maggiormente mi ha buttato giù è stata indossare il casco dell’ossigeno, sotto le ascelle ho ancora i segni dei ganci dove viene “allacciato” perché non puoi mai sdraiarti del tutto. Per non parlare di quel rumore meccanico insopportabile; un’esperienza spaventosa.  Una cosa che non dimenticherò mai è stato il sudore all’interno del casco, dalla testa arrivava sulla fronte e subito dopo negli occhi che bruciavano da morire, ma non potevo fare niente.  Non a caso ti devono dare dei sedativi per poter sopportare quell’affare”.

Per te la musica è tutto, come ti è stata d’aiuto in tutto questo?

“La musica è sempre dentro di me. In quel letto d’ospedale, anche se non avevo molta voglia essendo sedato, mi tenevo in esercizio battendo ritmicamente le dita sul materasso, i batteristi sanno che prima servono le dita e poi tutto il resto. Anche solo questo gesto mi aiutava”.

Un brutto ricordo da accantonare. Parliamo di cose belle: Come inizia la tua passione per la musica?

“La mia passione per la musica inizia a tre anni. Mio padre è un chitarrista suona da 60 anni ormai, pertanto la mia attrazione per la batteria è da subito molto naturale. A 5 anni ho cominciato i miei studi musicali, in quel periodo il grande batterista Tullio De Piscopo venne a Livorno a fare un seminario ed è proprio sotto la sua guida che ho intrapreso la mia avventura. Dal 1992 al 2004 studio al NAMM di Milano; studi che porto avanti con successo grazie soprattutto agli insegnamenti di Tullio dal quale apprendo tecnica, stile e ritmica. Per me lui è come un padre non solo musicale, ma anche nella vita….io mi sento per metà napoletano”(ride).

Come descriveresti la musica?

La musica è il colore della vita. È una giornata butta, ma anche una giornata bella. É un sorriso o una lacrima, è pura passione ed emozione. La musica è ovunque.

Qual è il tuo pezzo del cuore?

Difficile rispondere a  questa domanda. C’è una melodia del cuore per ogni momento importante della vita: la musica di Bryan Adams, con il quale ho avuto la fortuna di suonare al 606 di Londra, quella di Michael Jackson del quale ricordo un episodio in particolare: nel 2008, sempre a Londra, il suo coreografo Jeffrey Daniel mi invitò a salire sul palco e fu un’emozione bellissima. Adoro la musica dei Take That, di Van Morrison e anche con loro ho condiviso palco ed emozioni. Suonando tutti i generi (jazz, rock, funk e tanti altri), sono tante le canzoni che possono rievocare sensazioni belle o farmi ricordare un momento particolare della mia vita. Colgo questa felice occasione con voi per ringraziare il mio sponsor  che mi supporta  dai tempi di Bravo Bravissimo, la UFIP Brilliant Series.

Al tuo rientro a casa dall’ospedale quando hai sentito la voglia di suonare di nuovo?

Non immediatamente, probabilmente per l’effetto dei farmaci.  Ho ripreso le bacchette in mano otto, nove  giorni dopo il mio rientro e con mia grande sorpresa è stato come se avessi smesso solo una mezz’ora prima. Considerato che sono stato fermo dal 18 dicembre fino al 12 gennaio è piuttosto strano.

Progetti futuri?

Voglio creare un pezzo dedicato alla pizza! Perché suonando in giro per il mondo e collaborando con band straniere ho capito che, tra le tante icone italiane famose in tutto il mondo, ci sono la Ferrari e la pizza! La gente impazzisce quando si tratta di pizza e ritmo!

Salutiamo e ringraziamo Leandro per la sua disponibilità e simpatia, felici di aver conosciuto un vero talento che, nonostante la sua carriera di livello mondiale, continua a mantenere una grande umiltà.