Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, (nota come Unesco) in Italia vengono parlate ben trentuno lingue. Tra queste figura naturalmente anche la lingua sarda, idioma autoctono, che come molti già sapranno presenta alcune caratteristiche uniche nell’intero contesto delle lingue europee. Senza prendere in considerazione il fatto se sia vero che si tratta di idiomi autonomi rispetto alla lingua italiana, perché non sarebbe il contesto appropriato, c’è però da sottolineare come nonostante la ricchezza delle lingue regionali, di lingue che sono prosecuzioni naturali di idiomi di paesi limitrofi, come l’occitano, il sudtirolese e in certe zone del sud Italia con la presenza delle comunità italo-albanesi e grecaniche, resta l’annosa questione delle lingue straniere studiate a scuola. Sotto questo punto di vista infatti, il nostro Paese non è certo così virtuoso, se paragonato ad altre realtà come ad esempio Svezia, Danimarca, Finlandia, Cipro, Malta, Paesi Bassi, Belgio e via dicendo.

La posizione attualmente occupata dall’Italia per insegnamento e apprendimento di una lingua straniera deve ancora migliorare. Occupiamo infatti il 27esimo posto, dietro nazioni come Estonia, Lussemburgo, Francia, Spagna, Germania, per fare qualche esempio di topo pratico. Tuttavia le cose stanno cambiando grazie ai nuovi metodi e sistemi avanzati di insegnamento delle lingue straniere come l’indice preply e-learning, supportato dalla tecnologia digitale odierna.  Di che cosa si tratta? Gli esempi possono essere molteplici, visto che il numero di piattaforme e di scuole online dedicate allo studio delle lingue sta crescendo in maniera esponenziale. Viene adottato un sistema avanzato per l’apprendimento dove si fa largo utilizzo di voiceover, sottotitoli, filmati doppiati, audiovisivi e altre fonti di materiale per un modello di didattica che riesce a stare al passo coi tempi. Non è un caso se tra i giovani il livello di conoscenza delle lingue straniere sta migliorando di anno in anno, pur dovendo ancora colmare a livello di istruzione scolastica un gap che si è rafforzato, rispetto agli altri paesi della Comunità europea. Perciò si registrano dati anche contradditori, con le nuove generazioni capaci di stare al passo con i propri coetanei di altre nazioni, mentre per i trentenni e i quarantenni cresce il divario e le competenze in campo linguistico non sono adeguate, per svolgere lavori e mansioni che includono lo studio e la conoscenza di una o più lingue straniere.

C’è stato tuttavia un cambio di rotta, grazie proprio a queste piattaforme online, capaci di utilizzare i nuovi sistemi di tipo didattico per lo studio e la conoscenza delle lingue straniere. Questo ragionamento non riguarda solo la conoscenza dell’inglese, ma di tutte le lingue straniere più diffuse e parlate nel mondo. L’Italia dovrebbe ripartire quindi dalle sue conoscenze, per quanto riguarda il plurilinguismo che è una risorsa e che appartiene ad alcuni territori più esposti a tale fenomeno. Dall’altro lato c’è bisogno di arricchire e di approfondire lo studio delle lingue, attraverso sistemi moderni, come la tecnologia digitale, le piattaforme con tutor che provengono da ogni parte del mondo, per conoscere meglio gli accenti, le pronunce e tutto quello che rende una lingua ricca di dettagli e di sfumature.

Bisogna inoltre prendere in considerazioni quelli che sono i nuovi criteri di studio per l’analisi Talavan la quale già 15 anni fa aveva evidenziato come la conoscenza di lingue possa essere legata all’utilizzo di mezzi digitali, senza escludere la visione di film e documentari con sottotitoli in lingua originale. Sempre questa ricerca ha evidenziato come la visione di materiale video possa fornire allo studente una triplice connessione, in termini di lingua, testo e suono. Si tratta di principi dove la nostra mente lavora e accumula informazioni nuove in modo passivo, senza bisogno di sforzarsi per memorizzare parole, suoni e quindi il linguaggio fino a poco tempo prima ignoto. 

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