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“L'ultima volta che ho avuto bisogno delle mutande di ricambio probabilmente avevo 3/4 anni e all'asilo ancora mi pisciavo addosso. Questa volta, dopo quasi 5 ore di turno bardato dentro che me so sudato pure l'acqua del battesimo, c'avevo le mutande talmente fraciche che da grigie so diventate nere.
Veniteme a dì che è tutto ok, che non ce n'è coviddi, che stasera annamo a ballà. Intanto, a 30 gradi e con una tuta da centro dimagranti sobrino, ce stamo noi, non voi. Tanto che ve frega, mica mi capiterà di stare con un tubo in gola a cagarmi addosso mentre una macchina respira per me. Vai sereno zi, a te non capita. E se capita, ci sono gli stronzi che per un indennità di quasi 100 euro (lorde) al mese, si fanno turni interi in stile palombaro grondando acqua tipo che ce poi fa rafting quando se levamo la tuta. Ma no, a te non capita, dai. Cazzotene delle regole. E intanto noi se respiramo la stessa aria calda dentro una mascherina per ore per i cazzacci vostri. Andate in vacanza va, che io ancora nn ce so andato. Sarà per questo che so un po' polemico”.
E’ il post (riportato integralmente dal nostro giornale), postato da Marco Bellafiore, infermiere al Policlinico Umberto I° di Roma, che è diventato virale: lo sfogo, la rabbia, di chi (tra gli addetti ai lavori), deve ancora lavorare in corsia per fronteggiare le emergenze del famigerato virus.
Poi, come se non bastasse, polemizza il dipendente dell’Azienda Sanitaria romana – ci sono ancora persone irresponsabili che non adoperano nemmeno i dpi (le mascherine, ad esempio), fondamentali insieme agli altri importanti accorgimenti di prevenzione, per tenere lontano i rischi da contagio.