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Influenza suina: è tra le ipotesi prospettate dai medici sulla morte della 17enne Maria Elia, avvenuta domenica 27 marzo all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove era entrata 36 ore prima. “È solo un’ipotesi, non abbiamo visto la cartella clinica. Ai carabinieri abbiamo unicamente riportato ciò che un medico ha riferito al papà”, ha detto l’avvocato Antonio Cozza che con il collega Nicodemo Gentile assiste la famiglia di Maria Elia, dichiarazione riportata dal Corriere della Sera.
La conferma dal punto di vista medico-legale dovrà arrivare dall'autopsia e dal lavoro dei consulenti e dei periti impegnati a comprendere l'esatta causa del decesso.
“L’entusiasmo e i sogni di Maria Elia, diciassette anni “una forza della natura”, si sono spenti domenica 27 marzo – aveva raccontato il padre Gennaro nei giorni scorsi -. Maria è arrivata in ospedale con qualche linea di febbre e mal di gola; era risultata negativa al coronavirus 2019-nCoV in fase triage PS del medesimo nosocomio, aveva anche completato il ciclo vaccinale anti-Covid e soprattutto non aveva malattie pregresse”. Secondo quanto aveva riportato il Corriere dell’Umbria nell’edizione del sabato, il padre era stato informato da un medico che la figlia era risultata positiva alla febbre suina.
Per fare luce sulla vicenda, dopo la denuncia presentata dai familiari, La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti.
La famiglia e gli amici di Maria vogliono far chiarezza ed avere delle risposte sulle cause che hanno portato alla morte della giovane perugina di origini calabresi, che “a distanza di un'ora dal suo arrivo in ospedale è stata sedata ed intubata”.
“Perciò – aveva spiegato il padre della ragazza - è stato deciso di sporre denuncia aprendo un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti ed è in attesa che venga fissato lo svolgimento dell’esame autoptico dal momento che si è già proceduto al sequestro della salma”.
Travolti da questa tragedia che si è consumata in meno di due giorni, i genitori vogliono “solo chiarezza e non puntano il dito contro nessuno, ma è chiaramente legittimo voler capire cosa ha provocato la morte” della loro figlia. Vogliono “solo sapere la verità e, se questa porterà alla luce responsabilità da parte di qualcuno, pretendono giustizia”.
Per questo la famiglia ha deciso di promuovere una raccolta fondi: “Cosciente di aver intrapreso un percorso giudiziario lungo, tortuoso e oneroso - scrive su Facebook il padre -, ma voglio la verità per Maria. Non vi chiedo fiori, ma di sostenere e contribuire insieme a me per la causa, con una donazione libera e volontaria”.